Prima di andare via, la Salernitana ha giocato un’altra gara amichevole in Turchia. In valigia i granata hanno dovuto infilare altri tre gol, quelli incassati per mano dell’Alanyaspor del giovanissimo tecnico italiano, Francesco Farioli, che ha lavorato al progetto nazionali del Qatar e poi con Roberto De Zerbi. Il pressing ultraoffensivo dei padroni di casa ha messo in difficoltà la Salernitana che, dopo essere partita bene ed aver sbloccato il risultato con una bella azione rifinita con un cross da Bradaric per la testa di un Bonazzoli più calato nella parte rispetto alle precedenti uscite, si è via via sfilacciata, perdendosi in errori banali nella gestione del pallone e mostrando poche idee alternative al pallone lanciato verso le punte. Nel primo tempo la squadra granata ha cercato di più l’uscita palla a terra per servire Valencia e Bonazzoli con palloni verticali e filtranti, anche grazie alla presenza in cabina di regia di Bohinen. Tuttavia, in difesa, dove nel primo tempo è toccato a Radovanovic giocare da centrale con Fazio alla sua sinistra e Lovato, convocato insieme a Pirola dal ct Mancini per uno stage in azzurro, alla sua destra, si è ancora una volta concesso troppo. I tagli dei centrocampisti turchi alle spalle della seconda linea granata e la possibilità di puntare il difensore di turno hanno fatto la differenza, merito del gioco dell’Alanyaspor ma anche conseguenza dei carichi di lavoro accumulati dai granata che hanno affrontato avversari che vedono più vicino il ritorno alle gare ufficiali e che sono più avanti sul piano fisico. Tenuto conto di ciò, c’è, però, da dire che la Salernitana non ha mostrato grossi passi avanti sul piano dell’aggressività e della concentrazione che si traducono in quella voglia di vincere i duelli individuali e di non subire gol che deve contraddistinguere una squadra che ha come primo obiettivo quello di mettersi in salvo. La Salernitana sta vivendo una fase di transizione, frutto anche delle ambizioni giustamente e legittimamente sbandierate dalla proprietà, che ha anche implicazioni motivazionali. Guai a sentirsi la salvezza in tasca, guai a perdere intensità, voglia, concentrazione, fame. Senza tutte queste componenti non si fa strada nel calcio. Mica solo il Marocco c’ha messo tutto ciò nella sua esaltante parabola in Qatar? Sarebbe folle pensare che Francia ed Argentina siano arrivate alla finale solo con il talento senza tutto il resto. L’utile più che il bello deve essere il mezzo ed il fine insieme della Salernitana che solo conservando un’anima operaia potrà poi anche piacere ed abbinare i risultati al gioco di un certo livello qualitativo. Nella ripresa del match di ieri, anche in virtù dei tanti cambi, la squadra granata ha fatto poco, incassando in apertura il gol dell’uno a due su azione di corner caratterizzata da una distrazione collettiva e nel finale anche la terza rete su regalo di Motoc in disimpegno. Tre gol a Monza, tre in ciascuna delle due amichevoli in Turchia, due con la Cremonese e due a Firenze ancora prima: insomma, da troppo tempo la Salernitana subisce tanti gol e, al di là della relativa attendibilità delle partite giocate in Turchia, qualche riflessione va fatta.
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