Tornati nella notte da Londra, oggi a Roma gli stati generali della Figc sono chiamati a prendere una decisione molto importante. Il Consiglio Federale, convocato nel primo pomeriggio, dovrà esaminare e valutare la posizione della Salernitana che nella giornata di sabato ha inoltrato, via pec, in federazione un documento di circa 700 pagine con cui ha illustrato la struttura del trust, atto secondo. Bocciato il primo, presentato il 25 giugno, giorno che, secondo il Benevento, era da considerarsi come punto di non ritorno, la società granata ha dovuto riprovarci, beneficiando di una ulteriore possibilità. Dal Sannio è già pronto il ricorso proprio per la questione dei tempi di presentazione del trust. Al tempo stesso, è scontato che partirà un ricorso da parte della Salernitana nella malaugurata ipotesi di non accettazione del nuovo documento e, dunque, di non iscrizione al campionato di serie A. Pensare che sarà presa una decisione solo sul merito sarebbe da ingenui. Come sempre, ogni volta che si arriva ad un epilogo del genere, la decisione avrà anche, se non soprattutto, una componente politica. Del resto, è in atto una battaglia senza esclusione di colpi tra Lotito, che è affiancato da alcuni presidenti scontenti, la Lega, da una parte, e la Figc, da un’altra. Tutti rischiano qualcosa. Soldi, poltrone, potere: si battaglia per questo, non certo per difendere ideali e valori dello sport. L’auspicio è che la vittoria ai rigori della Nazionale ieri a Wembley faccia da preludio ad un altro giro fortunato dal dischetto, stavolta per la Salernitana. Gravina ed i suoi più stretti collaboratori, tra cui l’avvocato Giancarlo Viglione, figura chiave degli organi di giustizia sportiva, erano a Londra ed hanno gioito per la vittoria ai rigori dell’Italia. Viaggio per la finale già organizzato, chissà se tra un volo e l’altro avranno anche parlato del caso Salernitana, destinato a creare un precedente nel calcio italiano. L’ideale sarebbe stato non arrivare a questo punto. Lotito e Mezzaroma avrebbero dovuto e potuto pianificare una strategia di uscita diversa per tempi e modalità ed invece hanno insistito col trust e con una strana voglia di continuità gestionale, concetto che stride assai con la prospettiva di un addio e che, essendo stato più volte ribadito dai patron, li inchioda a precise responsabilità. La mancata cessione o quanto meno il non aver mai aperto a tale prospettiva è da leggersi anche come una precisa volontà di Lotito di andare allo scontro col Palazzo, perseguendo fini ed interessi anche ulteriori rispetto alla situazione della Salernitana. La Figc, dal canto suo, non ha fatto rispettare le regole fino in fondo, temendo che si aprisse una stagione di ricorsi e cause civili che, comunque, potrebbe esserci. Certamente, l’idea del trust non può piacere a chi vorrebbe vedere la Salernitana partecipare senza zavorre al massimo campionato ed anche la prospettiva di una vendita entro sei mesi non cambia più di tanto le cose nell’immediato. Sarebbe stato opportuno e doveroso da parte dei patron proporre un riassetto a livello dirigenziale per dare l’idea di una discontinuità e di un periodo di transizione orientato ad una vera e propria uscita di scena. Il trust non è la soluzione, ma lascia sul campo dubbi e problemi che si ripercuoteranno sul cammino della Salernitana. Oggi arriverà il verdetto, poi, a seconda dell’esito, partiranno i ricorsi. Si spera in un’iscrizione ai rigori, ma non si può vivere di espedienti: tra trustee e guardiani la Salernitana meritava di affrontare la serie A con una vera proprietà. Anche perché, come ricorda spesso Lotito, l’occhio del padrone ingrassa il cavallo. Che ora può sperare che, al massimo, il budget del trust gli garantisca un po’ di fieno per restare in piedi.
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