SALERNITANA: DOMANI C’E’ IL CAGLIARI –

E’ una partita da tempo cerchiata in rosso da quei tifosi che amerebbero potersi recare allo stadio sempre di domenica e, possibilmente, nel tradizionale orario delle 15. Su Salernitana- Cagliari di domani incombe l’incognita meteo, nel senso che le forti precipitazioni di queste ore da un lato potrebbero aver reso pesante il terreno di gioco, dall’altro, visti i noti disagi strutturali e logistici, potrebbero rendere a dir poco complicata la vita a chi volesse recarsi all’Arechi. Si spera che Giove Pluvio sia clemente, altrimenti, in attesa dei lavori per la copertura, accedere allo stadio sarà la solita impresa tra pozzanghere, buche e caos per traffico e parcheggi. Anche così si spiega una prevendita non proprio febbrile. Febbre salvezza per via di una classifica preoccupante e di una situazione interna non proprio serena è quella con cui fa i conti la Salernitana, ancora fresca di separazione da Sousa (che ha sfruttato questi giorni per salutare amici, tifosi, ed anche qualche ex compagno di avventura in granata), e passata sotto le cure di Pippo Inzaghi. Il neo tecnico vorrebbe blindare la difesa dagli attacchi avversari ed anche dalle ipotesi di assetto tattico (tre o quattro là dietro?) che legittimamente cronisti e tifosi avanzano. Dopo ogni seduta, Inzaghi rivede tutto al videotape grazie alle immagini girate da un drone. Dall’alto si valuta tutto col giusto distacco, ma sono i dettagli a fare la differenza. Ed allora è necessario fatalmente accorciare le distanze, fare gruppo, parlare con i calciatori, capire cosa finora li abbia frenati perché partite come quella di Monza sono semplicemente inspiegabili se ci si sofferma solo sull’aspetto tattico. Poi, ma solo successivamente, si può valutare la difesa a quattro o quella a tre. Certo, visto che all’esonerato Sousa sono stati mossi rilievi tattici (improvvisamente una squadra piena zeppa di centrali era diventata allergica alla difesa a tre come se da febbraio a maggio scorsi non fosse stato adottato il 3-4-2-1 e, dunque non si fosse giocato con un centrocampo a due, a sua volta ora divenuto improponibile), è fin troppo facile pensare che il nuovo allenatore voglia andare in una direzione diversa, segnando quella discontinuità col passato che, purtroppo, non si è ravvisata a tutti gli effetti in certi aspetti della vita della società granata dopo l’avvento di Danilo Iervolino, cosa questa per certi versi più deludente e preoccupante rispetto al dato del campo che, come sempre, è qualcosa che dipende da tantissime variabili, di cui una inconfutabile: la società. Il presidente era arrabbiato nel giorno della presentazione di Inzaghi e di certo l’umore non era migliore l’altro giorno, quando ha fatto di nuovo capolino al Mary Rosy per seguire dal vivo il lavoro di Inzaghi e parlare con il direttore sportivo De Sanctis, ora sul banco degli imputati per tutto ciò che è successo durante la lunga fase del mercato estivo, in cui dopo i riscatti di Pirola e Dia la parola d’ordine è stata sostenibilità che, in assenza di cessioni danarose, perché il mercato del calcio non è certo qualcosa di matematico e logico fino in fondo, ha imposto un budget molto esiguo per il completamento della rosa. Se dopo otto giornate la classifica è questa, allora tutti sono responsabili al punto da doversi quanto meno regalare un approfondito e salutare esame di coscienza. Iervolino, De Sanctis, Sousa, i calciatori: ognuno ha le sue responsabilità e, se quando ci fu l’esonero di Nicola era abbastanza evidente che il cambio in panchina avrebbe apportato quasi in automatico dei miglioramenti, questa volta potrebbe non essere sufficiente la sostituzione dell’allenatore se essa non sarà accompagnata da un cambio di passo da parte della proprietà. Iervolino potrà cambiare ancora allenatore o direttore sportivo, è un suo diritto e, da presidente e proprietario della Salernitana, potrà operare tutte le scelte che riterrà opportune, ma finché l’idea guida sarà quella di non sentirsi mai in prima persona responsabile, non si andrà lontano. Un proprietario è per definizione responsabile primo di ciò che accade nella sua azienda. Quella che si chiama calcio è particolare e segue vie e regole un po’ diverse da quelle di altri settori imprenditoriali. Il valore dei calciatori è ondivago, perché sono uomini che possono rendere oggi di più e domani di meno per tutta una serie di fattori. Tocca anche fidarsi delle persone di cui ci si contorna, di tecnici ed addetti ai lavori. La tentazione di far da sé perché si è già imparato tutto può nascondere delle insidie. E, comunque, che si faccia in prima persona o si demandi, è chiaro che senza investimenti mirati ma anche continui, laddove si parta da zero sul piano del capitale umano come era la Salernitana presa dal trust, almeno per qualche anno, sia difficile mantenere la categoria e far germogliare qualcosa che somigli ad un progetto tecnico, sportivo e finanziario dalle solide basi. E’ questo il vero scotto del noviziato, non tanto quel soggettivo ed aleatorio concetto di esperienza e di conoscenza. Magari si potessero realizzare plusvalenze record in ogni finestra di mercato: sarebbe il sogno di tutti, la panacea per i mali di un calcio in cui si litiga su tutto ed alla fine si additano i giornalisti come colpevoli per aver scritto un nome di un calciatore in tempo di mercato o riportato una ipotesi di formazione durante la settimana. Nell’epoca in cui si parla di metaverso, di contenuti multimediali, di massima esposizione mediatica, di telecamere e droni in campo e fuori per dare ai tifosi contenuti ed opportunità come mai in precedenza, si va poi clamorosamente in contraddizione quando non si ha il coraggio di ammettere quanto di più umano possa capitare a ciascuno di noi: un banale errore a cui si può rimediare. A patto di averlo prima riconosciuto. Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze. Sempre per il bene della Salernitana.

Autore dell'articolo: Redazione