Cosa c’è da aspettarsi dal 2022? Sicuramente che sia un anno di svolta e ripartenza per la Salernitana. Il teatrino degli ultimi sei mesi è stato avvilente ed il fatto che si sia arrivati all’ultimo giorno senza certezze è il degno-indegno coronamento di ciò che è stato fatto o non fatto da giugno in poi. La Figc, la proprietà romana, la politica, ma anche la città in senso lato: tutti hanno colpe e tutti dovranno farsi un esame di coscienza. Quello di cui Salerno ha bisogno è un progetto nuovo che poggi su basi diverse. Bisogna pretendere rispetto, ma bisogna anche saperlo meritare. Chi verrà, chi opererà, chi si incaricherà di portare avanti il calcio a Salerno dovrà trovare un ambiente sano, pulito, onesto, in cui personalismi, interessi di parte e tutto il negativo che è emerso in questi ultimi anni restino fuori. Salerno si è divisa sulla questione multiproprietà, si è divisa in pro e contro Lotito e Mezzaroma, ma finanche in pro e contro un dirigente, appunto Fabiani. Dove siamo arrivati? Sarebbe questa la prima domanda da porsi per evitare gli errori che hanno portato a tutto ciò. Siamo arrivati a questo punto perché si è guardato al dito e non alla luna, perché si è prestato il fianco a chi aveva bisogno di trovare una sponda e terreno fertile per mettere radici che ora sono difficili da estirpare. Se si vuole davvero il bene della Salernitana, bisogna avere il coraggio di fare un passo indietro a volte. La proprietà e la dirigenza devono essere giudicate sulla base dei fatti, non devono godere di buoni uffici che possano valere come salvacondotto. Comunque vada questa triste storia durata anche troppo, l’augurio è che serva da monito e lezione per il futuro. Salerno ha un grande patrimonio di passione e tradizione calcistica, ma questo da solo non basta. Occorre saper tirare una linea netta di demarcazione tra la proprietà e la società e ciò che è compreso nel concetto vasto e generico di ambiente. A giugno ci si è divisi anche tra favorevoli e contrari al trust, recentemente si è acceso il dibattito tra chi era per staccare la spina e chi si augurava che in qualche modo si potesse continuare. Bisogna ritrovare unità e convergenza su principi e valori prima di tutto. E’ quello che è mancato in tutto questo tempo dove si sono esaltati individualismi, particolarismi, una impellente e malsana voglia di protagonismo. Politica, società civile, stampa, tifosi: Salerno può e deve fare meglio in tutti i sensi e solo così non correrà più il rischio di essere mortificata e maltrattata un po’ da tutti. Se nell’anno della promozione in serie A, Salerno non ha potuto godersi questo risultato, se al termine di una cavalcata emozionante e dall’epilogo inaspettato, si è prodotto il nulla, allora è d’obbligo augurarsi che si possa voltare pagina. A tutti i livelli e sotto tutti i punti di vista. Ci saranno altre occasioni, ma bisognerà saperle cogliere al volo.
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