Un avvio di partita promettente, ma ingannevole. A Monza la Salernitana ha sferrato il primo colpo con Cabral, fermato da Di Gregorio, per poi scomparire dalla scena. Il Monza di Palladino ha saputo aspettare ed attrarre nella sua ragnatela i granata, invogliando Legowski a lanciarsi in un pressing generoso quanto poco avveduto perché, senza le giuste distanze tra i reparti e con la scarsa collaborazione degli attaccanti, Bohinen e la difesa sono così rimasti esposti al proprio destino. Colombo ha fatto da boa centrale, prendendo quasi sempre il tempo a Gyomber per agire di sponda e mandare in porta mediani e trequartisti, lanciandoli faccia alla porta di Ochoa. Colpani e Vignato hanno colpito senza trovare troppa resistenza, chiudendo la pratica dopo diciotto minuti mentre i circa tremila tifosi granata provavano a scuotere una squadra sorda anche ai richiami di Sousa. Scollata e svagata, dentro e fuori, molle ed irritante. Soprattutto, inconcludente e incapace di pungere se non con Candreva, l’unico a calciare in porta con una certa convinzione nel primo tempo. Sousa ha sconfessato le sue scelte iniziali a metà partita, quando nella ripresa ha messo in campo Martegani, Maggiore e Bradaric per Legowski, Bohinen e Mazzocchi. Un tentativo di reazione c’è stato perché la squadra si è mossa in maniera più corale, trovando con l’ingresso di Stewart anche quel riferimento offensivo che era mancato fino a quel momento. Il giamaicano ci ha messo grinta e voglia e la sua presenza ha acceso perfino Dia, che partendo dall’esterno ha avuto due clamorose occasioni su cui Di Gregorio è stato bravo e anche fortunato. Il portiere del Monza ha chiuso la porta anche a Candreva e la Salernitana ha compreso che la domenica non avrebbe riservato sorrisi e colpi di scena in quel preciso istante. Il rigore di Pessina ha chiuso i giochi, confermando il tre a zero dello scorso anno. Ed ora la Salernitana si ritrova alle prese, come un anno fa, con riflessioni e valutazioni sul futuro tecnico. Contrario a prendere decisioni a caldo, il presidente Iervolino avrebbe comunque preso in considerazione l’ipotesi di un cambio in panchina. Il presidente ed il direttore sportivo De Sanctis si sono presi un po’ di tempo, anche perché il novero dei possibili sostituti non presenta nomi intriganti a costi contenuti. Pippo Inzaghi, Beppe Iachini e Vladimir Petkovic sono nella lista. Cioffi e Semplici i possibili outsiders.
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