Un mese a Salerno gli è bastato per entrare subito nella testa dei suoi calciatori e per farsi apprezzare dall’intero ambiente. Paulo Sousa è stato annunciato dalla Salernitana il 15 febbraio scorso, due giorni dopo la sconfitta di Verona alla quale seguirono ore frenetiche di valutazioni e trattative. Esonerato Nicola per la seconda volta in poche settimane, il presidente Iervolino aveva pensato a Iachini prima di virare su Paulo Sousa. Profilo internazionale, conoscitore del calcio per averlo giocato ai massimi livelli e per aver allenato in ogni angolo del globo, capace di stabilire un contatto diretto con ogni calciatore in virtù della conoscenza di diverse lingue, già apprezzato in Italia da tecnico della Fiorentina, il portoghese era da tempo a caccia di una nuova occasione in Italia e con la Salernitana è subito stato feeling. Grazie al lavoro di raccordo del direttore sportivo, Morgan De Sanctis, Sousa e la Salernitana si sono detti sì dopo aver messo in chiaro tanti aspetti. Salvezza subito, programmazione di qualità per il futuro grazie ad un contratto che prevede il rinnovo automatico ad obiettivo raggiunto e nel quale è prevista una penale che, se pagata, consentirebbe al tecnico di liberarsi. Sousa per ora pensa al presente, ma in diverse occasioni non ha nascosto voglia e curiosità di lavorare a Salerno anche dopo la fine della stagione in corso. Tutto, però, passa dal campo e dai risultati. Meticoloso, scrupoloso, studioso del calcio e degli uomini, Sousa ha rivoluzionato il modo di pensare non solo della squadra ma di tutto l’ambiente, trovando un feeling pressoché immediato con l’area tecnica. Non fa quasi più notizia vederlo varcare i cancelli del Mary Rosy di buon mattino. Con il suo staff analizza video, dati e relazioni traendo da tutto ciò una sorta di menù giornaliero da sottoporre alla squadra. In campo si lavora con intensità e qualità, ma il lavoro non è solo tattico, fisico e tecnico. Sousa parla con tutti i calciatori, stimolandoli e dando loro fiducia. La prima cosa è il gruppo e bisogna ragionare sempre al plurale, ma è chiaro che ogni calciatore ha le sue sfaccettature e le sue peculiarità dentro e fuori dal campo e Sousa, che è stato calciatore ad altissimi livelli, sa che parlare chiaro e dare pochi concetti ma chiari è fondamentale. Il lavoro del tecnico portoghese non è solo testimoniato dai risultati della squadra, ma anche dalle prestazioni dei singoli. I tifosi stanno apprezzando il modo di porsi del tecnico portoghese, la sua impronta sulla squadra è evidente, la scelta di schierare tre punte nel finale di gara a San Siro è piaciuta ed ha dato l’idea di una mentalità vincente che mancava alla squadra. Dal canto suo, la società sta traendo giovamento dal lavoro certosino del tecnico anche nell’ottica patrimoniale legata al parco calciatori. Con Sousa tutti stanno crescendo, PIrola è l’esempio più eclatante, ma non è l’unico caso di calciatore che abbia compiuto miglioramenti. E presto se ne apprezzeranno altri. E’ l’effetto Sousa e si sa come Salerno abbia sempre saputo riconoscere il lavoro di un allenatore, spesso legandosi in maniera viscerale all’inquilino della panca granata. Accolto con grandi speranze, Sousa ha subito rimarcato l’importanza di rendere orgogliosi i tifosi. Dopo la gara di San Siro, si può dire che la sua missione sia davvero a buon punto. Il calcio, però, impone di non cullarsi mai sugli allori. Sousa è già ripartito per preparare la prossima sfida. Ed i tifosi con lui: oltre seimila biglietti staccati in prevendita per la gara col Bologna e la possibilità di superare quota ventimila appare concreta. Dai fischi dopo la sconfitta con la Lazio agli applausi convinti dopo il pareggio col Milan: è bastato un mese a Paulo Sousa per restituire entusiasmo ad una piazza che respira calcio.
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