E’ il momento della verità per la Salernitana, attesa al salto di qualità sotto tutti i punti di vista. Occasione migliore non poteva esserci, visto che la sfida con il Verona, primo della classe e reduce da quattro successi di fila, offre motivazioni a bizzeffe e, per giunta, riscalda particolarmente il cuore dei tifosi granata. Certo, il ritocco del prezzo dei biglietti per i settori di tribuna e distinti non è stato proprio un gesto di apertura da parte della proprietà, ma non saranno i due euro in più a spegnere la passione della gente che, però, chiede giustamente qualcosa in più. Non è l’impegno ad essere in discussione, ma c’è bisogno di molto di più: atteggiamento, mentalità, coesione massima tra chi va in campo e chi sta in panchina sono i capisaldi su cui non si può sorvolare se si vuole costruire qualcosa di importante, una struttura che possa reggere anche il peso di qualche delusione, che possa dimostrarsi solida e forte per durare nel tempo e non crolli come un castello di sabbia sotto i colpi delle onde del mare. Insomma, questa Salernitana finora non ha convinto non solo per il gioco espresso, ma in primo luogo, ed è questo che preoccupa e che inchioda società e tecnico a responsabilità ben precise, per la mancanza di un progetto di squadra e di un’idea tattica che sono concetti che vanno oltre numeri e moduli. La Salernitana deve decidere cosa fare da grande: se vuole sedersi al tavolo degli eletti, cioè di coloro i quali ambiscono a vincere o se vuole accontentarsi di vagheggiare un traguardo ambizioso rinunciando ad osare per raggiungerlo. Quella vista a Benevento è stata una squadra remissiva e senza voglia di rischiare, mentre contro l’Ascoli s’è vista in campo una certa confusione tattica, figlia di scelte in merito al modulo che avrebbero richiesto altre scelte conseguenziali per quanto riguarda gli uomini che non ci sono state. Il mercato si è chiuso a metà agosto e da allora sono trascorsi più di quaranta giorni nei quali Colantuono ha potuto lavorare con un gruppo definito, ben sapendo quali fossero i problemi, le carenze, ma anche i pregi. Non è perfetta questa rosa, ma neanche da buttare. Ora bisogna fare in modo che le risorse che ha al suo interno siano in grado di sopperire a certe mancanze. Mancando di un terminale offensivo di spessore, Colantuono ha provato ad impostare la squadra sulla fisicità e sulla tenuta difensiva, affidando all’estro dei singoli le sorti della resa offensiva. E’ una scelta come altre che il campo, per adesso, non sta premiando ma non è detto che sarà così anche in futuro, a patto che il tecnico riesca a trasmettere serenità e fiducia al gruppo, così da farsi seguire più di quanto non sia accaduto finora come ha fatto intendere lo stesso Colantuono dopo la partita di martedì sera. Essere o non essere: è questo il problema della Salernitana che deve capire che niente è impossibile se alla base c’è una idea, un preciso piano tattico, ma prima ancora una mentalità che porti la squadra a credere in se stessa ed in ciò che fa. Contro il Verona sarà l’occasione per fornire la classica prova di carattere, che dovrà essere la base per una crescita sul piano mentale se si vorrà davvero essere protagonisti e non accontentarsi di qualche sporadica soddisfazione.
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