C’è voglia di festeggiare, c’è lo sfizio di fare uno sgambetto ai falchetti, l’intenzione di superare il record di punti stabilito dal Bologna di Ulivieri e dunque di congedarsi alla grande dal pubblico amico, insomma non manca proprio niente ad una pietanza di per sé già abbastanza gustosa come quella rappresentata dal derby in programma sabato all’Arechi contro la casertana di Campilongo. E non è un caso, infatti, che ci si avvii a grandi passi verso il record di presenze all’Arechi: abbattuto, probabilmente, il muro delle 23mila presenze. Un regalone a Lotito e Mezzaroma che già pregustano un nuovo record d’incasso. Sullo sfondo, però, è c’è ben poco da fare, resta la cosa più importante, ovvero il futuro tecnico del club. Si badi bene tecnico non societario perchè, vivaddio, almeno sotto quest’aspetto Salerno può serenamente dormire tra due guanciali. E’ già tempo, infatti, di capire, immaginare, soprattutto decidere cosa sarà la Salernitana l’anno prossimo in serie B, su quali pilastri poggerà il programma deciso a tavolino dalla proprietà, chi saranno gli interpreti. C’è da risolvere, possibilmente entro la fine di questo mese, l’arcano relativo alla composizione di management e staff tecnico. Ci saranno ancora Fabiani e Avallone? E Menichini? Cosa ne sarà del tecnico di Ponsacco che al netto di tutto ha vinto e ha anche un impegno contrattuale per il prossimo anno cosa che, invece, non hanno né il direttore, né il team manager. Fabiani ha chiesto e chiederà ancora alla proprietà carta bianca, ovvero la possibilità di stabilire dal principio alla fine il percorso tecnico della squadra a partire dalla scelta del tecnico, possibilità già negatagli l’anno passato con la scelta di Menichini maturata direttamente a Roma e sponsorizzata da Tare. Ovvio che Fabiani voglia incidere soprattutto sulla pattuglia degli over, quelli da riconfermare e quelli da ingaggiare, lasciando campo libero allo staff laziale per quanto riguarda i giovani. Ma è soprattutto sulla scelta del tecnico e dei più stretti collaboratori che Fabiani rivendica autonomia gestionale. L’anno passato dovette mediare, ma questa volta, con qualche offerta già in tasca, potrebbe anche decidere di piantare ben saldi i piedi a terra.
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