Danilo Iervolino non cederà la Salernitana alla Brera Holdings, ma non ha cambiato idea circa la sua volontà di passare la mano. Lo farà quando avrà trovato un acquirente solido, in grado di soddisfare le sue richieste economiche ed al tempo di stesso di garantire un futuro almeno decoroso alla squadra granata. Ora, però, il compito di pensare al bene della Salernitana ricade ancora in capo a chi ne è proprietario. E’ vero che il presidente ha operato la ricapitalizzazione, ma ciò non significa che questo da solo basti e giustifichi poi un atteggiamento di distacco e disimpegno che è stato colto anche da Andrea Sottil. L’ex tecnico dell’Udinese avrebbe potuto far finta di nulla, incassare il suo ingaggio ed allenare la rosa allestita al risparmio. Perché un conto è un calcio sostenibile, un altro è chiudere del tutto i rubinetti obbligando il ds Petrachi a fare di necessità virtù e quindi a finanziare il mercato in entrata con le cessioni, ma senza nemmeno poter reinvestire una parte corposa del ricavato. Del resto, fosse stato così, Sottil non avrebbe mollato e in granata sarebbero arrivati quei calciatori di cui si parlava fino a venerdì scorso. Ed ancora, se il programma fosse stato minimamente ambizioso o almeno rispettoso della piazza, che ha accettato con civiltà e dignità una retrocessione di cui Iervolino, Milan, i consiglieri vari e tutti gli altri si dovrebbero solo vergognare, non si sarebbe nel giro di un pomeriggio passati da Sottil, che ha allenato in B ed in A, a sondare il parco allenatori di squadre di secondo piano della terza serie. Con tutto il rispetto possibile, quello che la città di Salerno ritiene non le stia più dando, e non da ora, l’attuale società che prima ha diffuso cuoricini in ordine sparso, poi, una volta ritenutasi gravemente lesa nella sua maestà, ha mandato avanti il solito Milan che ha dovuto esibirsi in slalom verbali che però non sono serviti a nulla. La Salernitana è stata sempre in vendita, anche quando Milan asseriva il contrario, ma la cosa grave è che si sia perso tempo con un potenziale acquirente che non aveva convinto né il Brescia né il Lecco e che onestamente non aveva convinto nemmeno la gran parte di coloro i quali conservino un po’ di lucidità di pensiero nonostante il caldo. Ed allora, se Iervolino vuole vendere è liberissimo di farlo, ma non può disimpegnarsi prima del tempo lasciando la Salernitana in balia degli eventi e costringendo Milan e Petrachi a metterci la faccia per scelte impopolari che stanno inasprendo gli animi della tifoseria e non solo. Il Presidente della Commissione Trasparenza del Comune di Salerno, l’avvocato Antonio Cammarota, ha rivolto in una nota diffusa in mattinata un preciso appello al Sindaco “nel suo ruolo istituzionale di rappresentanza della nostra città, di esigere con urgenza al presidente Iervolino un incontro per chiarire le sorti della Salernitana. Aldilà dell’interesse economico, la Salernitana è innanzitutto un interesse pubblico”. E mentre gli ultras hanno già da ieri fatto sapere che il tempo è scaduto invitando la cittadinanza a partecipare al corteo che si terrà giovedì con direzione stadio Arechi, il Centro di Coordinamento ha a sua volta preso posizione: Pur sapendo che le responsabilità clamorose sia della retrocessione che della situazione attuale non sono da addebitare solo a Iervolino ed al suo amministratore delegato Maurizio Milan, ma anche a fattori esterni tra cui sicuramente la politica regionale e locale, il presidente Riccardo Santoro e l’intero Direttivo del CCSC pretendono immediatamente che si faccia chiarezza, convocando ad horas una conferenza stampa nella quale la società ci deve mettere la faccia e deve fare luce completa sul progetto sportivo che si intende portare avanti in questa città”, si legge nel corpo del comunicato diffuso oggi. Situazione caotica e potenzialmente esplosiva a cui solo Iervolino può rimediare, riprendendo il pieno controllo della stessa, tornando a svolgere a tempo pieno il ruolo di presidente, se non innamorato, quanto meno preoccupato e desideroso di preservare il bene che ha moralmente in custodia per creare le migliori condizioni per il passaggio di consegne. Se non era amore vero, che almeno il presidente dimostri che non si trattava di un semplice calesse su cui è stato bello fare un giro.
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