La sconfitta con il Pordenone ha lasciato un senso di fastidio ed amarezza. Rappresenta una ferita aperta più all’orgoglio che alla classifica. In fondo, in vetta è cambiato poco e se anche il primato ora appartiene solo all’Empoli, la Salernitana è pur sempre seconda da sola, in attesa dei due recuperi del Cittadella, e le ventuno gare che mancano alla fine della stagione regolare lasciano tutto aperto. Apertissimo. Per ora comanda l’Empoli, ma Monza, Spal e Lecce non hanno intenzione di rincorrere in eterno e la Salernitana vuole e deve dimostrare di non essere lì per caso. A nostro giudizio, finora la squadra granata è quella che ha fatto di più tra le prime della classe, se si rapportano i punti conquistati alle potenzialità della rosa. Non vogliamo soffermarci sul gioco espresso, perchè Castori ha le sue idee e vuole ottenere il risultato attraverso un determinato tipo di calcio che può piacere o meno, ma che è stato, finora, redditizio. Alle ultime due gare prima della sosta la Salernitana è arrivata stanca, sfibrata nel fisico e nella testa da un primato costruito sui nervi, sulla volontà, sull’abnegazione, sullo spirito di squadra. Non avendo tantissime soluzioni in zona gol, non disponendo di una vasta gamma in termini di qualità, Castori ha ancor di più fatto della praticità e della concretezza il suo dogma. Eppure, nell’ultimo mese di campionato la solidità difensiva che aveva fatto di Belec il portiere meno batutto d’Italia ha mostrato delle crepe. Dalla gara di Brescia in avanti la Salernitana ha incassato undici gol. Non pochi per una squadra che ha vissuto di difesa e ripartenze per arrivare lassù. I motivi del calo del rendimento difensivo sono le frequenti distrazioni sulle palle inattive, ma anche un progressivo calo del rendimento complessivo. Di Tacchio, pressochè inamovibile davanti alla difesa, ha denotato una certa stanchezza, sfociata nella clamorosa ingenuità commessa col Pordenone, il secondo giallo, Schiavone e Capezzi non hanno finora dato continuità alle loro prestazioni ed Anderson non può diventare di colpo un mediano capace di garantire filtro e gol. Anche Djuric e Tutino hanno pagato dazio alla stanchezza e la coperta è diventata anche più corta di quanto già non si sapesse. Ci sono limiti numerici e qualitativi che non scopriamo, almeno noi, certo oggi e che nulla tolgono all’ottimo rendimento fin qui offerto dai granata. Tuttavia, questi limiti ci sono ed il fatto che la Salernitana abbia ottenuto trentuno punti è un dato positivo che, però, non deve far abbassare la guardia ed illudere che a questa squadra non manchi nulla o manchi poco. Chiuso l’ingaggio del centrocampista Coulibaly, la dirigenza granata deve colmare la lacuna a sinistra. Per la corsia mancina Pajac del Cagliari è il prescelto, D’Elia del Frosinone l’alternativa più abbordabile. Sarebbe un errore, però, pensare che un paio di innesti bastino. Casasola non ha finora incantanto ed un altro esterno destro con caratteristiche da terzino puro potrebbe servire, perchè il campionato è lungo e non si sa mai. In mezzo al campo resta un buco in termini di qualità e capacità di gestione della palla: è vero che a Castori non interessa il possesso palla, ma averne il controllo permette di decidere il ritmo del match e, per giunta, un centrocampista con visione di gioco e piede educato ha nelle sue corde anche quelle famose verticalizzazioni tanto care al trainer marchigiano. In avanti, poi, il campo ha detto che Tutino in un contesto tattico siffatto non riesce, nonostante il sacrificio ed i gol segnati, ad incidere appieno per quelle che sono le sue qualità. Anche per questo servirebbe alzare la cifra tecnica complessiva del centrocampo, nell’attesa del rientro di Lombardi. Oltre a ciò, è chiaro che là davanti bisogna aggiungere qualcosa in termini di alternative ai titolari. Arrabbiata per la direzione di Rapuano in occasione della gara col Pordenone, dunque, la Salernitana ha in mano il suo destino ed una grande opportunità: condurre un mercato incisivo ed ambizioso come mai fatto nelle stagioni precedenti per poter restare dove è arrivata con la grinta e la sagacia tattica grazie ad una opportuna spruzzata di qualità che non guasta mai. Fino al primo febbraio non mancherà sicuramente il tempo. Se c’è anche la volontà e la determinazione per operare in un modo incisivo e proficuo, questo è il momento di voltare pagina. Occorre trasformare la rabbia e la delusione in stimoli e motivazioni. Altrimenti resterebbero solo alibi, quelli con cui si giustificano i perdenti.
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