La fretta è cattiva consigliera, ma l’attesa non sempre è la risposta migliore dinanzi alle difficoltà ed ai problemi. E’ evidente da settimane che tra la proprietà della Salernitana e l’area sportiva che fa capo a Morgan De Sanctis ci siano enormi distanze. Il direttore sportivo è stato da tempo posto sul banco degli imputati, non ha partecipato alla scelta dell’allenatore che avrebbe dovuto sostituire Sousa, né ha preso parte ad incontri, riunioni e cene che pure ci sono stati nelle ultime settimane. Il presidente Iervolino non può essere contento della posizione in classifica della squadra e non lo sono nemmeno i tifosi che devono pure fare buon visto a cattivo gioco dinanzi a tante situazioni poco piacevoli che si verificano allo stadio Arechi ed anche per ciò che riguarda biglietteria, estemporanee operazioni di marketing, comportamento di alcuni stewards, eppure i problemi non sono stati risolti con l’esonero di Sousa, con cui non c’era più simbiosi nelle vedute e nel sentire. Se anche si volesse riconoscere al tecnico portoghese una responsabilità più ampia, legata magari ad un lavoro durante il ritiro non adeguato dal punto di vista fisico, se anche si volessero considerare inopportune alcune sue uscite verbali, ora, però, dovremmo anche passare oltre. Sousa è stato esonerato dopo la sconfitta di Monza, non certo ieri. Inzaghi ha avuto a disposizione la sosta e diverse partite, quattro tra campionato e Coppa, per farsi una idea più approfondita della squadra, dei singoli, del modulo, ma soprattutto dell’ambiente, dello spogliatoio, di tutti i problemi che c’erano e che ancora ci sono. E sicuramente nel mese scarso di lavoro a Salerno Inzaghi ed il suo staff hanno profuso il massimo impegno per invertire la rotta. Il campo ad oggi ancora non ha dato segnali netti, incisivi di un cambiamento. Come sempre, però, il tempo non aiuta. Il fattore tempo, però, è ancor più importante per la società che dovrebbe decidere guardando all’oggi ma anche al domani, avendo cioè sempre una prospettiva. Ed in quest’ottica, ci chiediamo, a chi giova portare avanti una situazione in cui il direttore sportivo è stato messo pesantemente in discussione dall’interno, al di là di fiacche smentite, quasi inesistenti per la verità, con tutto ciò che in fatto di delegittimazione ne consegue dinanzi al tecnico, alla squadra ed anche ai tifosi. Che senso ha continuare così? Se il lavoro di De Sanctis, sempre elogiato dal presidente fino a poche settimane fa, ora è finito sotto accusa per i risultati del campo, per il mercato che in entrata e in uscita non è andato come si pensava, bisognerebbe con serenità analizzare i fatti, tirare una linea e prendere le decisioni del caso. Il proprietario del club può confermare o esonerare un allenatore o un direttore sportivo, ne è pienamente legittimato. Deve, però, decidere cosa fare. Il casting per la successione a De Sanctis è partito da tempo. Petrachi, Tare, Massara, ma anche Foggia, Faggiano, Lupo sono stati valutati dalla proprietà, ma il tempo è tiranno. A gennaio, quando riaprirà il mercato, bisognerà farsi trovare pronti e, quindi, essere disposti ad investire. E, ammesso che ciò accada, nelle more bisognerebbe fare punti e muovere la classifica con una certa continuità. Per farlo, ci sarebbe bisogno di una coesione interna, di una unità di intenti, di una determinazione di cui, purtroppo, non si hanno grandi indizi all’esterno. Il feeling tra società e tifosi è ai minimi termini, l’impatto mediatico ed emotivo del presidente Iervolino sulla piazza s’è di molto attenuato. Mettendo sul piatto le tantissime difficoltà che ogni giorno si incontrano a livello burocratico, logistico, capendo benissimo che una società di calcio è un meccanismo complesso da far funzionare, apprezzando tutto ciò che in termini di investimento di denaro, professionalità e tempo è stato fatto, ci si chiede perché mai da giugno in qua la Salernitana si sia impantanata, quasi fermata dopo aver più volte annunciato la volontà di crescere in tanti ambiti. Paradossale quello che accade col e nel settore giovanile dove per il secondo anno di fila c’è stato l’esonero del tecnico della Primavera. Quando si decide di non decidere, di non recidere i rami secchi, magari ereditati dal passato, si va incontro a questi disagi.
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