Alberto Bollini lo sa e fa bene a sottolinearlo: lui, il suo gruppo ed i tifosi meriterebbero tante soddisfazioni. Il tecnico e la squadra per l’impegno ed il sacrificio con cui hanno superato momenti difficili nello scorso campionato e con cui si sono preparati a quello scattato a Venezia. I tifosi per la passione, l’incrollabile fede e la costante presenza al fianco della squadra e per la pazienza che hanno mostrato nei confronti della società che, dopo aver imposto alla piazza due anonimi campionati di B, ha provato ad alzare l’asticella a parole, ma, almeno questa è l’impressione, non con i fatti. Ci sarebbe voluto dell’altro in sede di mercato per cullare sogni di qualsiasi tipo, quanto meno per restituire ai tifosi quella voglia di sognare, per renderli orgogliosi di una squadra che, oltre all’indubitabile impegno, possa metterci anche qualche contenuto più accattivante sul piano tecnico. Specie poi se lo spartito è quel 4-3-3 che Salerno ha imparato a conoscere e che ha fatto la storia all’ombra dell’Arechi e non solo, perchè è stato un marchio di fabbrica esportato con orgoglio in tutta Italia al pari del vessillo granata. A Venezia la Salernitana ha cominciato senza acuti ma con grande pragmatismo la sua avventura, portandosi a casa un punto e l’inviolabilità della porta, custodita quest’anno da un portiere giovane e di grande prospettiva come Radunovic che, purtroppo, proprio perchè bravo non resterà oltre questa stagione in granata visto che il suo cartellino appartiene all’Atalanta. La proprietà ha invocato il sostegno dei tifosi, invitandoli all’ennesimo atto di fede con la sottoscrizione dell’abbonamento. In quasi tremila lo hanno fatto, ma gli altri non sono degli infedeli. Anzi. In molti acquisteranno di volta in volta il biglietto, come per la gara di stasera con la Ternana, altri hanno inteso protestare così per mandare un messaggio alla società. La passione va alimentata, ma ha bisogno pure di qualche scossone. Di segnali. Per i tifosi la maglia granata è qualcosa che va oltre tutto e tutti, non conta la società, l’allenatore o il calciatore del momento perchè prima e dopo di questi c’era e ci sarà la maglia, la memoria di una storia quasi centenaria che presto sarà rinverdita dall’opera preziosa dell’associazione 19 Giugno 1919 con la mostra che si terrà al Vestuti. Però, in questo momento, ai segnali della proprietà, che ha condotto un mercato senza lampi nel quale si sono consumati addii eccellenti – Coda in primo luogo, senza dimenticare Donnarumma, ma anche Busellato, Gomis, Improta – la maggioranza silenziosa e pensante della tifoseria ha voluto rispondere come è legittimo che sia. Chi disertando, chi riservandosi la scelta di andare o meno allo stadio di volta in volta, ognuno a modo suo ha voluto lanciare un messaggio. Stasera è la prima in casa e sarà giusto sostenere la squadra, ma la società, da Lotito a Mezzaroma passando per il diesse Fabiani che ha ostentato soddisfazione e fiducia dopo la chiusura del mercato, dovrebbe interrogarsi sui motivi che spingono tanti tifosi a restare a casa. Saranno loro, i tifosi, quelli che <<sempre e comunque>> come quelli che <<oggi si va per la maglia>>, a fare la differenza visto che nella rosa granata non si scorge troppa qualità, anche se qualche potenzialità pure c’è. Più che essere corteggiata, questa società avrebbe avuto bisogno di essere stimolata, di sentirsi chiedere cosa voglia fare da grande. Perchè, al di là del mercato, dei calciatori, del tecnico e del direttore sportivo, è questa la questione centrale. Programmare con passione, amore e dedizione alla causa fa la differenza. Non contano solo i soldi, non è fondamentale spendere tanto, perchè Salerno risponde praticamente a prescindere, ma chiede che almeno ci si metta il cuore. Stasera con la Ternana sarà una partita difficile, insidiosa, già probante. Ci vorrà il cuore, appunto. Quello che metteranno i calciatori come quello dei tifosi. Se non dovesse bastare, chi di dovere non dovrà faticare troppo per trovare le risposte.
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