E’ un fiume in piena e pare proprio non curarsi di aver rotto gli argini: il generale Ugo Marchetti ne ha per tutti come conferma nell’intervista rilasciata al quotidiano La Città. Dopo il comunicato diffuso domenica pomeriggio, che aveva come bersagli i calciatori e l’allenatore e che Castori non ha preso bene, l’amministratore unico granata ha ammesso che i calciatori sono stati scelti da direttore sportivo ed allenatore. Più volte, dinanzi alle legittime perplessità di chi non vedeva nel trust la soluzione dei problemi e si domandava come e con quali mezzi sarebbe stata allestita la squadra, lo stesso diesse ed anche il Generale avevano assicurato che le risorse ci fossero. Delle due l’una: o i soldi per finanziare il mercato erano pochi o, se disponibili in quantità più che sufficiente, sono stati investiti male. Castori ha chiesto Obi e Strandberg, ingaggiati a parametro zero, e Gagliolo, giunto a fine mercato dal Parma con un contratto triennale e non si sa se anche dietro corrispettivo economico ai ducali per il cartellino. Per il resto, aspettava il ritorno dei laziali ed ha avallato gli ingaggi di Kechrida e Lassana Coulibaly, visti in dvd, ha dato il suo placet per le altre operazioni, alcune delle quali non sono andate in porto (Caceres, Caprari ed altri). Il punto, però, non è nemmeno questo. Il punto è che il trust ha reso il ritorno in serie A della Salernitana qualcosa di finto, togliendo sapore ed entusiasmo prima che il campionato iniziasse perché era chiaro a chi avesse occhi per vedere che una siffatta situazione avrebbe reso difficile il compito dell’allenatore e della squadra, rimasti senza una vera società alle spalle. Un conto è avere una proprietà, un altro conto è interfacciarsi con un gestore, un amministratore, che deve dare il suo benestare alle operazioni di mercato. Fabiani e Castori hanno delle responsabilità secondo Marchetti? L’allenatore è stato esonerato, il direttore sportivo resta saldo al suo posto? E chi ha scelto Colantuono? Ora si prova con il cambio in panchina a dare una svolta, ma l’unica e sola possibile ed auspicabile sarà quella societaria. Le fibrillazioni delle ultime ore fanno il paio con altre esternazioni delle scorse settimane del generale Marchetti e tradiscono una situazione complessa per non dire caotica che c’è dentro la Salernitana. Ed allora, perché tirare tanto la corda? Perché non rendere più snelle le procedure per la cessione del club e perché non mostrare disponibilità ad ascoltare determinate proposte, alzando continuamente la posta, fissando date e poi riaggiornando le scadenze? Con quella del 15 novembre ci si avvia inesorabilmente verso quella ultima del 31 dicembre. A metà del prossimo mese, ci si chiede, saranno in grado i trustee di tirare una linea, di fare una sintesi e di avviare finalmente l’interlocuzione decisiva con un potenziale acquirente o si andrà ad oltranza? Ricordiamo che la proroga di 45 giorni che è stata inserita nel trust vale solo nel caso in cui prima di fine anno fosse stata avviata una trattativa destinata alla chiusura positiva. L’augurio è che non si perda altro tempo prezioso e che non si neghi alla Salernitana la possibilità di avere un futuro migliore. Offerte, sondaggi, abboccamenti: possibile che finora nessuno sia andato a dama, non riuscendo a far breccia nel cuore dei trustee? Dalla scorsa primavera si rincorrono voci e non solo su interessamenti di vari imprenditori nei confronti del club granata. Negli ultimi giorni è rimbalzata l’indiscrezione di un avvicinamento alla cosa granata di un imprenditore molto importante, già proprietario di un club straniero, il Sunderland, e legato anche a Ribery da comuni trascorsi al Marsiglia. Kyril Louis- Dreyfus, 24 anni, figlio del defunto Robert, già proprietario dell’Om e dello Standard Liegi, si sarebbe interessato al club granata nelle scorse settimane. L’affare, però, non è andato in porto, almeno per ora. Fossero stati i soldi il problema, davvero si farebbe fatica a crederlo. Si aspetta con ansia la prossima nota dei trustee per sapere cosa dovrà essere della Salernitana. Tra il francese ed il pugliese, in fondo, non c’è poi tutta questa differenza.
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