SALERNITANA, LA LEZIONE DEL DALL’ARA

Benvenuti in serie A dove basta un attimo di distrazione per compromettere un risultato che sarebbe stato meritato alla luce di una prova di sagacia e coraggio. E’ amaro, fin troppo amaro il finale del Dall’Ara per una Salernitana che ha giocato con raziocinio e carattere, ma che s’è trovata nel finale con le idee appannate per il grande dispendio di energie e la impossibilità di attingere a piene mani dalla panchina. Mihajilovic ha potuto cambiare il corso della gara pescando tra le seconde linee gente come Vignato e Sansone, Castori ha dovuto centellinare i cambi e chiedere gli straordinari a qualcuno che non ce la faceva più o, come nel caso di Simy, non era in grado di giocare più di una decina minuti ed invece ne ha fatti una trentina. Eppure la Salernitana ha giocato con il suo stile e la sua idea di calcio, cercando di non farsi travolgere dalla rabbia del Bologna, votato ma anche costretto a proporre gioco dopo l’umiliante sconfitta interna in Coppa con la Ternana. Ordinata ed attenta, la truppa di Castori ha capito che con un pressing alto e con più intraprendenza nella fase di ripartenza il Bologna poteva essere colpito. Primo tempo equilibrato e senza grossi acuti, in cui, proprio nel momento migliore della Salernitana, arrivava il doppio giallo in un minuto per Strandberg, fino ad allora sicuro e preciso nel dirigere la difesa. Castori non cambiava uomini e accettava di giocarsela con un 4-3-2 tutto sommato arrembante per la presenza sulle corsie difensive di due esterni votati all’offesa, Kechrida e Ruggeri. La straripante prestazione tattica ed atletica di Mamadou Coulibaly e la generosità dei due attaccanti, Bonazzoli e Djuric, quasi annullava l’inferiorità numerica sicché, quando il var entrava in azione per segnalare la gomitata di Soriano a Djuric in area su azione di corner, la rete dal dischetto di Bonazzoli era un premio più che meritato al coraggio ed alla capacità di soffrire dei granata. La reazione dei padroni di casa era immediata. I cambi di Mihajilovic davano la scossa, ma il pareggio arrivava solo per effetto di una collettiva dormita dei granata sul corner dalla destra su cui De Silvestri saltava indisturbato sul secondo palo, trovando i pugni di Belec oltre la linea di porta. Con l’ingresso di Simy la Salernitana mandava un messaggio alla non certo inappuntabile retroguardia di casa, colpita da una transizione offensiva nella quale Mamadou Coulibaly arrivava a colpire di testa, trovando la respinta del portiere, e poi, su assistenza di Simy, riusciva a coordinarsi alla perfezione disegnando una parabola mancina che si spegneva sotto l’incrocio mandando in estasi i tifosi e la panchina granata. La reazione del Bologna era questione di orgoglio e di nervi, ma anche di forza fisica ed esperienza. Il gol di Arnautovic era un misto di tutto questo con la compartecipazione di Jaroszjsnki, troppo ossequioso nella marcatura a distanza dell’austriaco ex Inter. Il sorpasso del Bologna arrivava ancora con De Silvestri cui dava il via libera lo stacco pigro di Simy che non puliva l’area sul cross dalla bandierina, consentendo all’ex della Lazio di staccare indisturbato e di regalare al Bologna tre punti insperati. Per la Salernitana gli applausi della sua tifoseria, ma anche tanta amarezza per non aver conquistato un punto che sarebbe stato più che meritato. E’ la serie A, signori! E capita anche questo.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto