Otto giornate al termine del campionato più due gare da recuperare: se dal terzo grado di giudizio non arriveranno sgradite sorprese, dunque, la Salernitana avrà dieci partite e trenta punti a disposizione per tentare di riaprire i giochi in coda alla classifica. Per salvarsi, però, la squadra granata sembra aver bisogno anche di una presa d’atto della realtà, magari anche di un piccolo bagno d’umiltà. Attaccare, aggredire l’avversario fin dalla sua area di rigore, essere propositivi sono concetti lodevoli, ma richiedono anche tempo per essere assimilati ed un patrimonio di energie fisiche e mentali che ha a sua volta bisogno di una cura particolare, che parta da lontano. Tempo non ce n’era a febbraio, ce n’è ancor meno adesso. Eppure, la sensazione che ci siano margini per tentare la rimonta alberga ancora nel cuore di molti tifosi e, soprattutto, anima il lavoro di Davide Nicola, del suo staff, della squadra ed ovviamente della società. Se da un lato la sosta potrà aiutare il gruppo, che sta lavorando dal punto di vista fisico e tattico, dall’altro servirà anche avere un contatto più forte con la realtà. La Salernitana ha la peggior difesa del campionato e la peggior differenza tra gol fatti e subiti. I granata hanno incassato 65 gol e ne hanno realizzati 22. Il differenziale fa 43 con un vistoso segno meno davanti. Finora, la squadra granata ha chiuso solo una gara senza gol al passivo, nello specifico quella vinta di misura sul Genoa all’Arechi all’inizio del mese di ottobre del 2021. Prima e dopo quel match, la Salernitana ha sempre subito almeno un gol. I sette pareggi conquistati sono stati contraddistinti sempre da reti fatte e subite, ovviamente in egual numero. Dopo il mercato di gennaio, sono state disputate sette partite e la tendenza non è cambiata. Se la cinquina incassata contro l’Inter fa testo fino ad un certo punto, così come la sconfitta sul campo della Juve è stata di proporzioni contenute anche per l’imprecisione degli attaccanti bianconeri, nelle altre cinque partite la Salernitana ha subito gol dallo Spezia (2), dal Genoa (1), dal Milan (2), dal Bologna (1), dal Sassuolo (2). Quindici gol subiti dopo la chiusura del mercato, tre dei quali con Colantuono ancora in sella e dodici da quando c’è Nicola. Insomma, anche se il gioco è migliorato e la squadra riesce a trovare la via del gol con più facilità, il piatto continua a piangere. Troppi gol subiti sono un lusso che una squadra che debba e voglia provare a salvarsi non sempre può permettersi. E’ vero che bisogna scomporre il numero dei gol fatti e subiti, prendendo in esame in maniera più attenta il rapporto negli scontri diretti, ma è pur vero che il dato complessivo è indice di una tendenza e di una fragilità difensiva che richiedono correttivi importanti. E’ vero che Walter Sabatini ha detto fin dalla sua presentazione di non amare la difesa a tre, è vero che Nicola fin dal primo giorno ha lavorato su una precisa idea tattica, ma è anche vero che ora ci si avvicina alla fase cruciale della stagione e più che all’estetica bisogna badare alla sostanza. Il Genoa ha pareggiato sette partite di fila prima di vincere col Torino, non subendo gol contro Roma, Inter, Atalanta (c’era riuscito anche Shevchenko all’andata), Udinese ed Empoli. Produzione offensiva minima, quasi nulla, ma difesa quasi granitica anche grazie ad un atteggiamento improntato ad un agonismo esasperato e ad una spiccata attitudine al sacrificio, inculcata da Blessin. La verità sta sempre nel mezzo come la virtù: per salvarsi, partendo dall’ultimo posto in classifica, limitarsi a non subire gol e pareggiare zero a zero tante partite servirebbe a poco; tuttavia, evitare di prendere gol in maniera repentina o per atteggiamenti superficiali o errori individuali sarebbe un passo avanti importante per poi provare a sfruttare le buone doti realizzative di cui si è in possesso. Venuti meno Perotti e Mamadou Coulibaly per il finale di stagione, dunque, Nicola dovrà rivedere in parte i suoi piani e chissà che non ci sia spazio anche per qualche variazione sul tema, prevedendo, magari, la difesa a 3 o un centrocampo più folto. 3-5-2, 4-3-1-2, 4-4-2: il modulo sarà importante, ma sarà fondamentale la faccia con cui la Salernitana guarderà negli occhi i suoi avversari che dovranno scorgere in quell’espressione la determinazione a non subire gol e a vincere le partite, puntando più sulla sostanza che sulla ricerca di soluzioni più complesse.
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