SALERNITANA, LA SOLITA CRISI DI DICEMBRE

C’è di tutto un po’ nella solita crisi di dicembre della Salernitana che riesce puntualmente a rovinare i sogni di gloria alle porte del Natale. Succedeva negli anni ’80, come ricorderanno i tifosi con qualche capello bianco, succede ancora oggi con un sincronismo che sfiora la perfezione. All’epoca a rovinare tutto provvedevano le crisi finanziarie, oggi ci si impegna in questa direzione nonostante una situazione di solidità economica. C’è di tutto nella crisi di oggi: c’è la non eccelsa cifra tecnica dell’organico confezionato in estate che alla prova del campo – smarrita la verve agonistica e una quota importante di buona sorte – sta vedendo amplificare i suoi limiti, ci sono le scelte non sempre illuminate di Colantuono, ma c’è anche una buona dose di autolesionismo…. Aver creato un clima di tensione dopo la sconfitta di Cittadella, campo dove si può perdere senza fare drammi, si è rivelata una scelta strategica sbagliata. Dopo quella battuta d’arresto si è deciso, scientemente, di mettere alla gogna il gruppo ed i risultati prodotti dalle troppe parole in libertà proferite dal management si sono rivelate un boomerang. D’altronde basta riavvolgere il nastro per capire che la sconfitta rimediata al Tombolato non era figlia di una prestazione tanto diversa dalle altre e che la differenza stava nel fatto che la Salernitana, in precedenza, aveva portato a casa qualcosa grazie alla buonasorte mentre contro la squadra di Venturato tutto era andato storto! Ma perchè così tanta attenzione per una partita di tre settimane fa? Perchè pensiamo che la crisi della Salernitana, definitivamente deflagrata a Carpi, abbia un’origine proprio in quell’increscioso dopo partita condito da dichiarazioni e accuse troppo pesanti che hanno minato dalle fondamenta quelle che erano, in fondo, i punti di forza del gruppo: compattezza e autostima. Rotto il vaso ora si raccolgono i cocci. A ben pensarci la crisi di una stagione che per volontà della piazza più che per progettualità del club era nata sotto auspici diversi, non è tanto diversa da quella dello scorso campionato quando Bollini, costretto a barcamenarsi tra moduli, richieste e giocatori poco funzionali al suo credo, venne sbolognato e gettato in pasto all’opinione pubblica solo per difendere le scelte di mercato. Il copione di questa stagione per il momento non è poi così diverso anche se è cambiato – per ora – il capro espiatorio. Sul banco degli accusati non c’è più il tecnico, o almeno non c’è soltanto lui, ci sono anche i giocatori accusati di scarso rendimento, di poco attaccamento e altre amenità del genere, accuse che – se possibile – producono danni ancora peggiori. Autolesionismo, appunto, il tutto per mascherare come sempre, come puntualmente accade da anni, il vero errore, quello che tutti vedono facendo finta di nulla: la totale assenze di un progetto tecnico degno di tal nome.

Autore dell'articolo: Marcello Festa