Bisogna fare tutti di più, sotto tutti i punti di vista. E’ il messaggio che Paulo Sousa ha lanciato ieri dopo la partita, prima parlando con la squadra, chiusa in cerchio in mezzo al campo, e poi in conferenza stampa. Il tecnico portoghese non ha la bacchetta magica e, dunque, chiedere tutto e subito sarebbe stato folle, anche perché ha trovato una squadra distrutta mentalmente e fisicamente e la conferma è arrivata dopo il gol del vantaggio laziale. Al primo, vero errore difensivo la Salernitana è stata punita dopo un’ora di gioco in cui era stata attenta, determinata, ordinata ed anche un po’ più intraprendente del solito. I progressi compiuti in pochi giorni non possono essere sottaciuti, ma bisognerebbe aver ben presente il punto di partenza per rendersi conto di quanto lavoro ci sia da fare. E Paulo Sousa ha fatto capire anche che testa e gambe avranno bisogno di cure specifiche ed approfondite, ma non ha cercato alibi e scuse. Che il tecnico abbia voluto chiedere ai tifosi più tatto e pazienza a qualcuno è apparso fuori posto, ma, in fondo, è stato un modo per far capire ancor più chiaramente quanto questo gruppo sia in crisi sotto l’aspetto mentale. Il trainer lusitano sta provando a mettere ordine in campo e nello spogliatoio ed anche alcune decisioni sulla formazione ne sono indizi importanti. E’ inaccettabile, però, la dinamica del secondo gol. Pirola, forse influenzato dal gol segnato pochi minuti prima da Immobile, ha avuto una incertezza, ma non è stato aiutato da Sepe, portiere esperto e sicuramente affidabile. I fischi successivi al rigore all’indirizzo dell’estremo difensore sono un’altra nota stonata, ma anche la spia della preoccupazione, dell’amarezza, dello smarrimento della tifoseria. La Salernitana ha smarrito la sua anima nobile e popolana al tempo stesso, rincorrendo l’illusione borghese di una stagione a metà classifica grazie agli investimenti estivi che avevano portato in granata elementi di livello sicuramente medio- alto. Il problema è proprio questo. A Piatek, Dia, Vilhena e soci è stato esposto un progetto che non contemplava la lotta per non retrocedere. Lo ha chiarito fin da luglio il presidente Iervolino, mentre il diesse De Sanctis aveva cercato di non perdere il contatto con la realtà ricevendo anche critiche ed attacchi per questo. La partita di ieri è stata una sorta di passaggio obbligato da quel che c’è stato fino alla gara di Verona e quel che si vuol vedere e che si dovrà vedere in futuro per far sì che la Salernitana possa salvarsi, lottando e giocando. Chiedere solo lotta e fame ad una squadra che ha nelle sue fila diversi calciatori con esperienza internazionale potrebbe non bastare. Sousa lo sa e, per questo, oltre a corsa, pressing, intensità, vuol dare un’idea di gioco al gruppo che ha a disposizione e che dovrà al più presto essere rinforzato dai rientri di Mazzocchi, Dia, Maggiore e Fazio, oltre a Troost- Ekong. Ora c’è da salvare la categoria senza se e senza ma. La gara di ieri non era senza domani, quella col Monza sarà molto più determinante ed andrà affrontata a mille da tutta la Salernitana. Dal presidente all’autista del bus ci vorrà massima comunione di intenti. Tutti stretti intorno all’allenatore ed alla squadra. E’ all’interno che bisogna ritrovarsi per dare un’immagine forte e credibile all’esterno così da meritarsi il sostegno di un pubblico che resta innamoratissimo, ma che ora ha bisogno di essere riconquistato. L’aver abbassato ulteriormente i prezzi per la gara col Monza è un segnale del fatto che, forse, finalmente la società abbia preso coscienza della situazione. Non è troppo tardi, ma bisogna davvero andare tutti nella stessa direzione per non consegnarsi ad un finale di stagione amaro.
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