Sarebbe servito battere il Sassuolo, come, in precedenza, Spezia e Bologna, per poter dare sostanza alle proprie speranze di salvezza. Le vittorie sperate sono state pareggi che hanno lasciato più di qualche rimpianto, addolcito in parte dalla prova d’orgoglio fornita col Milan: anche in quella occasione fu pari e patta. Insomma, in casa la Salernitana non riesce a vincere, neanche dopo la robusta campagna acquisti di gennaio ma i responsi del campo vanno anche interpretati e, forse, qualche giudizio velenoso è non solo prematuro ma pure gratuito. Anche perché le parole pronunciate da Danilo Iervolino e Walter Sabatini sarebbero più che sufficienti per archiviare la stagione dei processi, di cui qualcuno aveva un insopprimibile desiderio, e per guardare avanti senza trionfalismi e senza catastrofismi. Il patron ha ammesso che l’instant team non ha funzionato, il diesse s’è assunto la responsabilità di alcune scelte di mercato. La delusione per il pareggio con il Sassuolo, forse, ha inciso. Se Bonazzoli avesse fatto gol all’ultimo secondo, la classifica sarebbe stata meno punitiva e ci sarebbe stato quell’entusiasmo che pare essere un po’ evaporato nelle esternazioni presidenziali. Iervolino ci ha messo la faccia, la passione ed i soldi per dare un futuro alla Salernitana ed alimentare un sogno salvezza che a dicembre, a causa della situazione ben nota che era stata prodotta e voluta da chi c’era prima, si era tramutato in un incubo: la prospettiva era quella di non essere neanche in grado di andare avanti in A come in un’altra categoria. La realtà tecnica era assai modesta e se oggi anche diversi calciatori presenti in rosa dall’inizio rendono di più è anche perché sono cambiati i presupposti: c’è una proprietà che dà sicurezza, c’è un allenatore che trasmette fiducia, ci sono compagni in grado di parlare un certo linguaggio tecnico. Certo, non tutti sono al top, non tutti stanno rendendo, per ora, come nelle loro potenzialità. Non si può avere tutto e subito, però, anche se il tempo era poco. Del resto, ingaggiare calciatori forti, pronti all’uso, in grado di cambiare in una settimana il volto della Salernitana e della sua classifica era obiettivo che nemmeno il visionario Sabatini poteva ritenere alla portata. La qualità di Verdi, Fazio, Perotti, Ederson, Mazzocchi e di altri ancora non può essere discussa. Certo, la condizione fisica di alcuni è precaria e questo andava messo nel conto. Forse qualcosa di diverso si poteva anche fare, forse si poteva cambiare guida tecnica prima, ma non per sfiducia verso Colantuono bensì per dare un senso di completezza alla rivoluzione di gennaio. Si parla, però, col famoso senno del poi e se da un lato la rimonta della Salernitana per ora non è partita, dall’altro, però, non si possono dimenticare né le premesse da cui si è partiti né che la nuova proprietà e il nuovo management hanno profuso sforzi enormi per provare a salvare la Salernitana. E, comunque, con undici partite e 33 punti in palio, pur essendo molto complicata la situazione, neanche sarebbe accettabile che si smettesse di provarci. Non ha intenzione di farlo Davide Nicola, non lo faranno la proprietà e Sabatini, non lo farà la squadra. I tifosi, comprensibilmente delusi per i risultati, sapevano bene che la missione salvezza era quasi impossibile, ma non per questo hanno smesso di incitare la squadra. Qualche errore anche quando si hanno tanti soldi a disposizione da investire si può commettere, ma assumersene la responsabilità e chiedere scusa è da persone serie, vere. Anche sotto questo aspetto i nostalgici paragoni col passato alimentati da qualche coscienza strumentalmente critica fanno sorridere. La programmazione in vista della prossima stagione, le scelte su come ripartire e da chi, questi saranno i veri banchi di prova per la nuova proprietà che ha mostrato fin troppa educazione nel subire decisioni arbitrali non sempre comprensibili. Anche gli errori arbitrali fanno parte del gioco, ma per questi nessuno chiede scusa.
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