La Salernitana resta ancora alla ricerca dell’equilibrio e, nelle more, si fa infilare tre volte dal Pisa dell’ex Inzaghi, sornione e cinico nello sfruttare episodi ed errori con cui si prende tre punti senza aver fatto molto sul piano del gioco. Gioca e crea la Salernitana, specie nel primo tempo, con Tongya imprendibile a sinistra e Verde che appare abbastanza ispirato. Dopo il regalo al secondo minuto che porta al gol di Bonfanti, il Pisa arretra e la Salernitana gioca la partita che le piace: deve rincorrere e quindi può attaccare in massa. Tongya pareggia e poi sfiora il raddoppio, esaltandosi in un ruolo in cui non aveva ancora giocato per via dell’emergenza per la quale era stato spesso dirottato a centrocampo. E proprio in mediana non convincono Tello e Hrustic, tanto che Martusciello toglie uno all’intervallo e uno dopo otto minuti nella ripresa nel tentativo di rispondere al nuovo vantaggio ospite che sembra quasi cadere dal cielo perché solo grazie al Var l’arbitro nota il pestone involontario di Verde a Beruatto. Solo che con i cambi stavolta la Salernitana non svolta anche perché Braaf non fa più del tanto che aveva assicurato Tongya, portato in mezzo al campo anche per gestire un polpaccio indolenzito spiegherà poi il tecnico, e Torregrossa da prima punta non pulisce i palloni con la precisione avuta da Wlodarczyk in occasione dell’assist per il pari nel primo tempo. Tramoni approfitta di una incertezza di Bronn e punisce Sepe con un destro all’incrocio, ma la Salernitana non molla anche se è meno arrembante di altre occasioni. Simy entra e crea scompiglio, procurandosi e trasformando il rigore che riapre i giochi nel finale. E’ tardi, però. Per la seconda partita di fila la Salernitana perde e deve recriminare ancora per i suoi errori e per quella fragilità difensiva che nemmeno gli innesti di Stojanovic e Ferrari hanno per ora attenuato. Ci vuole tempo, del resto, per creare qualcosa di solido. Di sicuro nella fase di non possesso occorre crescere ancora e il primo a saperlo è Martusciello.
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