C’erano oltre 15000 spettatori all’Arechi, dove per la seconda volta in due gare di campionato ha preso posto in tribuna autorità il presidente Roberto Busso. La gara con la Samp doveva fornire risposte dopo la beffa di Bolzano ed alla luce dell’emergenza che Martusciello doveva affrontare a centrocampo in modo particolare. Perso anche Soriano, alle prese con una dolorosa contusione al ginocchio, il tecnico granata aveva sopperito col solito Valencia, abituato ormai a scalare le gerarchie prima del calcio d’inizio. Il vantaggio lampo di Simy stappava una partita spumeggiante, folle, mai noiosa. Tongya aveva la palla del due a zero, poi Tutino e Coda davano un saggio delle loro qualità facendo capire perché a giugno Petrachi aveva pensato a loro. La difesa granata, non adeguatamente protetta da un centrocampo in cui Tello non riesce ancora a dare lo stesso contributo nelle due fasi del gioco, ballava rischiando ancora di capitolare. La Samp sprecava e Pirlo in cuor suo sapeva già che a tanta grazia sarebbero seguite delle disgrazie. Nel secondo tempo Martusciello dava prova di lucidità e coraggio, aumentando, se possibile, la connotazione offensiva della sua squadra con Kallon e Braaf e con Tongya eletto a mediano puro accanto ad un inesauribile Amatucci. Il pari arrivava all’ora di gioco con Verde che pennellava per la testa di Valencia. Torsione quasi in volo e palla nel sacco per la prima volta del cileno in maglia granata occasione e momento migliori non potevano esserci. La Samp arretrava e rifiatava, la Salernitana saliva come la marea e aspettava il guizzo di Braaf come qualcosa di inesorabile. Tiro dell’olandese, deviazione di un difensore, e palla in buca. Sorpasso e tripudio all’Arechi dove Kallon si faceva prendere la mano e, dopo la plateale simulazione, se la prendeva con l’insufficiente Feliciani che lo espelleva giustamente. Nel recupero questa volta non accadeva più nulla e la Salernitana poteva festeggiare con i suoi tifosi la seconda vittoria interna stagionale.
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