Claudio Lotito era tornato all’Arechi dopo tanti mesi di assenza, ma questa volta non è bastata la sua presenza né il motto latino che campeggiava sulle maglie granata, Macte Animo, ad infondere quel pizzico di determinazione, coraggio, ma anche resistenza fisica in più che sarebbe servito alla Salernitana per far tesoro del decimo gol stagionale di Milan Djuric e portare a casa la settima vittoria consecutiva interna. Il Pisa ha meritato il pareggio e, al netto del palo su punizione di Kiyine, proprio la squadra ospite ha spinto di più nella ripresa. Dopo il pari di Masucci, che a dispetto dei suoi 36 anni ha corso come un matto per tutta la partita, i toscani hanno bussato tre volte dalle parti dell’esordiente Vannucchi, sfiorando con Vido il clamoroso sorpasso. La lunga inattività non poteva passare senza conseguenze sulle gambe, specie per quanto concerne quei calciatori dalla stazza più imponente, però in casa granata ci sono stati troppi bassi sotto questo punto di vista, ingigantiti dalla grande prova di Djuric, uno che avrebbe dovuto faticare in ragione del suo fisico e che invece ha tenuto botta per tutta la gara. Male Giannetti, Maistro, Di Tacchio, Capezzi, ossia i quattro subentrati a gara in corso, che non hanno dato l’apporto necessario, denotando limiti di condizione fisica ma anche nell’approccio alla contesa. Non si possono dare giudizi definitivi dopo appena novanta minuti, specie alla luce di una interruzione così lunga, ma, pur volendo riconoscere a tutte le squadre le attenuanti del caso, è lecito commentare sulla base di quel che si è visto. Ed anche dal punto di vista tattico molte cose non hanno convinto. A cominciare dall’ostinazione con cui Ventura ha imposto alla squadra il 3-4-3 che, forse, avrebbe avuto più senso con altri interpreti e, magari, contro una squadra meno attenta nel presidiare gli spazi. Il Pisa, invece, ha corso e pressato tanto, ha soffocato la vena di Dziczek in virtù di una costante superiorità in mezzo al campo, trovando con Lisi uno sfogo costante alla manovra sulla propria sinistra al punto da costringere Akpa ad andare in perenne soccorso di Lombardi. Il sacrificio tattico dell’ivoriano, che ha chiuso la contesa da esterno, ha costretto Dziczek alla perenne inferiorità in zona centrale, senza che il gioco valesse più di tanto la candela visto che Kiyine, schierato da finto attaccante, raramente si è acceso così come Cerci, fra l’altro vittima di una marcatura ad uomo di Pisano degna di quella che Gentile riservò a Maradona nel Mundial ’82. L’affanno in mediana e la maggiore brillantezza del Pisa hanno causato scompensi anche nella linea difensiva granata tanto che sia Aya sia Jaroszinsky sono usciti sovente con i tempi sbagliati. Billong, schierato da regista difensivo, non è riuscito a dare sicurezza né in fase di costruzione né di chiusura. Ventura si aspettava più determinazione, ma restano dubbi anche sulla lettura tattica della partita. Era un nuovo esordio, un appuntamento al buio e la Salernitana non l’ha illuminato, ma in classifica non è cambiato molto e questa è una buona notizia. Forse, la migliore.
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