Satellite, succursale o semplicemente autonoma. “La Salernitana avrà una sua autonomia e non sarà una società satellite della Lazio”, erano le parole di Claudio Lotito il 26 luglio del 2011. Da allora, però, dalla sorella maggiore – così l’ha spesso definita il copatron – sono arrivati ben 22 giocatori in orbita Lazio alla Salernitana. Un’intera rosa nell’arco di sei stagioni, dalla D alla B. Mai o quasi mai elementi che hanno fatto la differenza. Non sono mancate rivoluzioni e controrivoluzioni. Un’infinità di prestiti, esuberi a, svariate promesse puntualmente disattese o rimaste inesplose, ex bandiere, tanti sogni mai realizzati e poche, pochissime certezze. Dei 22 sono addirittura i giocatori arrivati dalla Lazio, la maggior parte con la formula del trasferimento temporaneo, 2 gli allenatori, più 1 chiamato a fare il viaggio inverso, ed anche 2 ex biancocelesti. Ma si sa, il tragitto da Roma a Salerno è decisamente breve. E così all’improvviso ecco una famiglia molto più allargata, ma per laziali e salernitani è stato un po’ come vivere da separati in casa. Tutto è cominciato nella stagione 2011-2012 con gli arrivi di Iannarilli e Lanni in campo e Carlo Perrone in panchina. Ancora più vasta fu, invece, la pattuglia scelta dodici mesi più tardi: Adeleke, Luciani, Tuia, unico superstite ancora in organico, Capua, Perpetuini, Ricci, Zampa ed anche gli ormai dimenticati Denè ed Emmanuel. Dalla Seconda Divisione alla Prima, campionato al quale hanno preso parte Berardi, Sbraga, Mendicino ed anche Angelo Gregucci (un ex Lazio, tuttavia, che non fa parte della gestione Lotito) e soprattutto Pasquale Foggia. Siamo arrivati, così, alla quarta stagione vissuta “sotto lo stesso tetto”, l’unica nella quale la sorella maggiore Lazio ha preferito non stendere la mano alla Salernitana. Ma nel 2015-16, il primo anno in serie B, si torna ai fasti di un tempo. Nella sessione estiva del calciomercato arrivano Strakosha e Pollace, in quella invernale invece spazio a Prce, Oikonomidis, Ronaldo e Tounkara. Seppur a fatica la salvezza viene conquistata e Lotito, pochi mesi più tardi, dice di nuovo “Stiamo evitando di tesserare per la Salernitana giocatori della Lazio, proprio per non dare adito a ragionamenti distorti. La Salernitana è un club autonomo”. Ma anche questa stagione qualche operazione non è mancata. In primis con la promozione di Bonatti – il vice di Menichini – ad allenatore della Primavera biancoceleste, poi con gli arrivi in sequenza di Luiz Felipe, Alberto Bollini e Minala alla Salernitana. Loro gli ultimi in ordine di tempo chiamati a ritrovarsi nuovamente sulla strada comune, aspettando di capire se da qui a martedì prossimo possa succedere anche dell’altro. Che sia o meno una società satellite, in questi 6 anni c’è una rosa granata con sfumature… biancocelesti.
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