La certezza è quella di sempre, specie nei momenti difficili. Pur avendo inflitto loro delusioni, amarezze e mortificazioni in serie negli ultimi diciotto mesi, la Salernitana anche per la gara di domenica col Frosinone potrà contare sul sostegno dei propri tifosi. Oltre 5000 i tagliandi già venduti a ieri sera, magari anche per via delle iniziative promosse dal club, ma il dato marca e sottolinea l’importanza, quasi la solennità, del momento. Se c’è una partita che può essere definita un bivio stagionale, quella di domenica col Frosinone è da considerarsi tale. Bivio che sa di svolta o di senso vietato, a seconda dell’esito della gara. La Salernitana sa che dovrà spingere forte, mettendo nei novanta minuti dell’Arechi furore agonistico e sagacia tattica. Serve una squadra assatanata, come avrebbe voluto il ds Valentini fin da gennaio e come finora non s’è visto se non a sprazzi, ma servono anche idee chiare, semplici in fondo, perché il calcio non si regge su alchimie incomprensibili ma su concetti cristallini: mettere in campo i calciatori nei ruoli più consoni e fare ricorso a quel pizzico di qualità che pure c’è in rosa e che troppe volte è stata messa da parte. Breda non è certo uno sprovveduto e sa bene che finora qualcosa di più si sarebbe potuto fare, ma da guida del gruppo non sbandiera problemi e situazioni interne che non hanno favorito la svolta. Una su tutte la condizione fisica ancora non omogenea ed ottimale del gruppo. Il tecnico non ha osato anche quando la partita lo avrebbe richiesto ed è il primo ad aver compreso che certe esitazioni e certi errori nelle letture dei momenti siano stati pagati a caro prezzo. Da domenica si entra davvero nella fase in cui non saranno più ammessi errori e non ci sarà più spazio per rimpianti e buoni propositi, ma solo per i punti da aggiungere ad una classifica deficitaria. Breda è a Salerno dai primi gennaio, ha avuto tempo e modo di studiare i suoi calciatori negli allenamenti ed in partita. Visto che la Salernitana è una società di calcio atipica, in cui non c’è una quota cospicua di gente abituata a stare in questo mondo, il tecnico ed il ds dovranno darsi forza e sostegno a vicenda, confrontandosi anche per le scelte di formazione se necessario. Ed ancora, visto il momento, c’è da offrire protezione al gruppo che ha bisogno di serenità, ragion per cui è auspicabile che lo stesso Valentini possa parlare di più, facendo da filtro e garante tra squadra ed ambiente esterno. Servono le parole giuste e queste possono provenire solo dagli uomini di calcio. E’ lui che ha gestito il mercato, è lui che ha il polso della situazione ed è giusto che sia lui a fare da leader del gruppo proteggendo anche l’allenatore se necessario. Le parole dei calciatori, specie se dovessero essere come quelle del post Carrara pronunciate da Ferrari, non servono, anzi sono controproducenti perché hanno indispettito anche i tifosi che si erano recati in Toscana e quelli che da casa hanno assistito all’ennesimo disastro con gol regalati agli avversari sia per una disposizione tattica non sempre ideale sia per errori dei singoli. Il silenzio a volte è d’oro. Se i calciatori devono, come è giusto, assumersi delle responsabilità, non hanno che una via: gettare il cuore oltre l’ostacolo quando si scende in campo. Per il resto, ora come ora, possono anche evitare di sprecare fiato se devono fare uscite inopportune. Ecco perché sarebbe opportuno e quasi doveroso che il direttore sportivo sia più assiduo nella comunicazione verso l’esterno. Ha parlato il patron, ha parlato tante volte in passato l’ad, ora parli chi è uomo di calcio perché alla gente devono arrivare i messaggi giusti ed ora come ora non interessa più di tanto sapere perché De Sanctis o Sabatini o Petrachi abbiano fatto questo o quello. Ora serve capire solo come ci si possa salvare. E i tifosi hanno compreso realmente il pericolo e la loro risposta lo dimostra. La squadra dovrà parlare in campo, con i fatti, anche perché nessun calciatore della rosa attuale ha un vissuto a Salerno tale da potersi fare portavoce di un qualsiasi messaggio. Sono lontani i tempi in cui i calciatori militavano a lungo nella stessa squadra e dimostravano un attaccamento reale alla maglia. La Salernitana ha sfruttato tutte le ultime sessioni di mercato per stravolgere la rosa ed è naturale che in gruppo non ci siano dei simboli. Dunque, inutile perdersi in chiacchiere, molto meglio concentrarsi sul campo. Bisogna salvare la Salernitana e non se stessi. Uno per tutti, tutti per uno. Il motto dei moschettieri potrebbe tornare più che mai buono in questa situazione.
