L’ultima giornata del campionato cadetto potrebbe non sciogliere i tanti nodi di una classifica aperta a mille soluzioni. Dal caso Palermo a quello Foggia, come e più che in un recente passato i verdetti definitivi saranno probabilmente scritti nelle aule dei tribunali sportivi. L’unica cosa certa, al momento, è che playoff e playout slitteranno. Le certezze legate al campo sono poche. Vincendo oggi contro lo Spezia, il Lecce farebbe il doppio salto, emulando altre matricole, ricordiamo solo Spal e Benevento, ossia esempi alquanto freschi, e tornando così in massima serie dopo la doppia retrocessione di qualche anno fa. In coda, invece, la Salernitana sa che con una vittoria a Pescara sarebbe salva e potrebbe archiviare questo finale di stagione come un incubo a lieto fine. Così si spera, ma l’altra certezza è che, comunque andrà a finire, occorrerà davvero resettare tutto per guardare al futuro con ottimismo. Chi ha operato, dai patron alla dirigenza, passando per gli allenatori e la squadra, ha responsabilità evidenti che, di certo, non possono essere riversate e scaricate sulla tifoseria. Certo, anche all’interno della stessa si sono consolidate posizioni e fazioni opposte, in una vera e propria diatriba ideologica senza precedenti a Salerno perchè il vero motivo di discussione e divisione, al di là del campo, è stato il ruolo, la figura, l’operato del direttore sportivo Angelo Fabiani, inevitabilmente giunto al capolinea del suo ciclo in granata a prescindere da come andrà oggi. E oggi, ovviamente, tutti si augurano che finisca bene, che la Salernitana riesca a salvarsi evitando anche i playout. Si spera che Menichini, nei pochi giorni che ha avuto a disposizione, sia riuscito a rigenerare mentalmente un gruppo a cui la cura Gregucci non ha giovato. Il tecnico pugliese ha fatto peggio di Colantuono per tanti motivi e sotto tanti punti di vista. Da lui sarebbe stato lecito attendersi una forte presa di posizione per far venire fuori a tempo debito magagne interne che hanno pesato sul rendimento della squadra e che l’ex trainer granata vorrebbe evidenziare a bocce ferme. Intanto, il pallone oggi sarà tutt’altro che fermo. Visitata dai patron in questi giorni di vigilia, la squadra granata dovrà tirar fuori l’orgoglio per salvare la stagione ed onorare il centenario. Calcoli e scenari di classifica sono noti a tutti, quello che non è ancora noto è il motivo profondo di questo buco nero rappresentato da dieci partite senza anima e senza coscienza in cui la Salernitana ha smesso anche di galleggiare, sospendendosi tra terra e cielo come in una sorta di bolla d’aria, come assopita in attesa di una sveglia che è suonata appena in tempo. L’esonero di Gregucci, il ritorno di Menichini, il risveglio dei patron e, sullo sfondo, la solita professione di fede di una tifoseria che anche oggi sarà accanto alla squadra nella speranza di poter tirare un bel sospiro di sollievo al fischio finale. Oggi si gioca, da domani, si spera, possa già iniziare il futuro, ma con un copione e con attori diversi perchè Salerno è stanca di repliche e figuranti e chiede primi attori degni del suo applauso.
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