Un fine settimana da brividi attende la Salernitana e la sua tifoseria. La trasferta a San Siro contro il Milan di Pioli sarebbe di per sé fonte di preoccupazione, visto il netto divario di forze in campo e la situazione di classifica della squadra granata che è attesa da un dicembre difficilissimo per quanto riguarda il calendario. Non basta, però, la sfida col Diavolo rossonero, guidato da Ibra in attacco, perché a turbare il sonno della piazza granata provvedono da tempo le vicende societarie, tutt’ora irrisolte ed avvolte da un mistero più fitto della nebbia di Milano. E chissà che proprio nella città della Madonnina la Salernitana non possa trovare la forza per ripartire. Certo, sul campo la missione sembrerebbe quasi impossibile e, tuttavia, provarci non costerà nulla. La vera ripartenza è quella che dovrà avvenire fuori dal campo e che potrebbe dare una spinta importante anche al rendimento futuro della squadra. Inutile fare finta di niente, la serie A ha attratto e distratto qualcuno più di quanto fosse prevedibile, ma la questione societaria langue da mesi e siamo alla vigilia della nuova scadenza fissata dai trustee. Quello di domenica 5 dicembre è, però, un termine quasi invalicabile anche per la Federazione che sta cercando di capire, che, forse con ritardo, è tornata ad accendere i riflettori sulla vicenda, risolta con un compromesso a luglio ma anche con promesse che, per ora, sono state disattese. L’attesa logora e se Claudio Lotito dovrà ancora aspettare per vedersi riconosciuto un posto in Senato, dall’altro c’è una città che aspetta da anni la risoluzione di un problema che nemmeno con la promozione in serie A è stato affrontato con la dovuta urgenza e con la forte ed inoppugnabile volontà di risolverlo. Siamo ancora in una sorta di limbo, con una specie di reggenza divisa tra un Generale ed un Direttore che non sono i proprietari della società, non sono, dunque, i padri di una creatura che si ritrova senza una vera guida ed è figlia di nessuno. Di chi sia la colpa conta il giusto, nel senso che le visioni sono diverse e le divisioni anche in città restano ancora profonde, magari nascoste, ma resistono agli urti del tempo e della cronaca che ha regalato sconfitte in serie, conseguenza di un mercato privo di un filo logico. Il tempo è galantuomo ed ha smascherato anche la bugia raccontata a fine ottobre, quando tutto e tutti se l’erano presa con Castori che, per carità, qualcosa avrà pure sbagliato, ma la Salernitana è quella che si vede ogni settimana in campo, cioè una squadra piena di volontà, con qualche elemento in grado di recitare un ruolo – piccolo o grande – in massima serie, ma con tante carenze e la mancanza di una forte identità di gruppo, determinata anche dalla complessa situazione societaria. Domani si va a sfidare il Milan e l’augurio è che si possa sbancare San Siro perché ad ogni partita il tifoso si approccia con quella speranza che cova nel cuore e che alimenta una passione più che centenaria, che giustamente viene manifestata con coreografie, trasferte di massa e continue manifestazioni di amore. Una passione inestinguibile, però, esige e merita chiarezza e rispetto. Ed è questo che dopo la prossima scadenza fissata dai trustee Salerno aspetta. Il girone di andata volge al termine, la classifica non è delle migliori ma lascia ancora margini, a patto che ora non si rimandi più, non si prenda altro tempo, si favorisca un ricambio a tutti i livelli e che per la gara del sei gennaio col Venezia possa davvero cominciare una nuova fase della vita della Salernitana. Se la storia è scritta dai vincitori, questa storia è diversa: perché, non dovesse esserci la conclusione prevista dal trust ed auspicata dalla Figc e dai tifosi, avrebbero perso tutti.
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