Non accadeva da oltre vent’anni e non poteva esserci giorno più indicato per rompere il digiuno. Il 29 novembre del ’98, la Salernitana di Delio Rossi sfiorava l’impresa a San Siro, facendosi rimontare e battere dall’Inter in pieno recupero dopo aver dominato Per oltre un’ora la gara. Proprio ieri, 29 novembre, Delio Rossi e Roberto Breda, allenatore e capitano dell’ultima promozione in A della Salernitana, sono tornati in panchina. Il profeta riminese riparte dall’Ascoli, il trevigiano dal Pescara e, scherzi del destino, venerdì sera saranno subito avversari nell’anticipo della decima giornata il cui big match sarà Salernitana- Cittadella. Uno scontro a tinte rigorosamente granata nel quale la squadra di Castori avrà l’occasione di confermarsi solitaria padrona della classifica. Da ieri sera, infatti, la Salernitana guarda tutti dall’alto grazie al gol dell’ex, quel Gennaro Tutino che, dopo aver steso il Cosenza, ha poi apertamente parlato di serie A. Musica per le orecchie di un popolo che da troppi anni si vede privato del diritto di sognare e vorrebbe sentire ora più che mai parole nette e decise anche da parte di chi è al timone della società. Restano le remore, i dubbi, soprattutto le regole della Figc in tema di multiproprietà, ma Salerno ritrova la sua squadra sola al comado a distanza di ventitré anni e torna con la mente ai gol di Di Vaio e alle sigarette di Delio Rossi. Nuvole di fumo che avvolgono un sogno che è fin troppo facile da indovinare. La prima lettera dell’alfabeto è diventata una chimera da queste parti, ma non un’ossessione né qualcosa di dovuto o preteso. C’è, però, il diritto di una città a trovare nel calcio rifugio dagli affanni quotidiani e quella dignità e quel rispetto troppo spesso calpestati dagli atteggiamenti spocchiosi della proprietà e della dirigenza, ragion per cui è ancora più sacrosanto di questi tempi il diritto di sognare. Dopo cinque campionati scialbi, la distanza tra la piazza e la proprietà è diventata quasi incolmabile, ma Castori e la squadra stanno ottenendo risultati di spessore. Il gioco non è esaltante come quello dei granata di allora, i dubbi sulla tenuta di una rosa incompleta in certi ruoli permangono, ma il primato in classifica è un fatto oggettivo. Certo, è ancora presto e la strada da fare è lunghissima. La partenza è stata più che incoraggiante, ora tocca alla proprietà rompere gli indugi trasformando i sogni in solide realtà, come recita uno degli slogan più citati da Claudio Lotito.
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