Se n’è andata alle prime luci dell’alba, quando la città dormiva. Da questa mattina in via Cacciatore tanta gente sta compostamente e con grande rispetto rendendo omaggio a Celeste Bucciarelli. 85 anni compiuti a febbraio, da una vita al seguito della Salernitana, la pasionaria granata ha fatto in tempo a festeggiare la vittoria della sua squadra del cuore contro il Modena. Era allo stadio nel giorno della festa delle donne ed era stata l’ospite d’onore del club granata qualche giorno prima in occasione della seduta a porte aperte in cui aveva salutato i calciatori ed aveva parlato con Breda e Fusco anche dei vecchi tempi. Celeste non spendeva parole superflue per la Salernitana. Bastava guardarla negli occhi per capire quello che provava dentro per la sua squadra del cuore. Tiferà dalla curva del Paradiso dove è già entrata, dopo aver pagato il biglietto perché lei non voleva riguardi in tal senso. Pagare e ringraziare per esseri liberi di poter esprimere sempre la propria opinione. Celeste era così ed incarnava appieno lo spirito della Salernitana che vive da sempre nelle parole del poeta Alfonso Gatto: «Io, in serie C, sono nato e cresciuto e pasciuto, come si dice, e non ho mai dubitato che, a parlare di noi laggiù, e della nostra squadra femmina e popolana, era l’Italia tutta che dalla provincia e dalle piccole città ancora ignote traeva, al meglio dei suoi frutti, il buon seme della speranza e dell’orgoglio ». Celeste era vera, limpida, forte, attaccata alle sue radici ed alla maglia granata che aveva seguito ovunque con il suo club, le sue ragazze, portando in tutta Italia Mafalda ed il vessillo granata, quello che anche stamattina campeggiava sul balcone della sua casa.
