Gli ha esploso 4 colpi di pistola ferendolo alle gambe. E’ questo un altro episodio che si aggiunge al capitolo dell’omicidio di Ciro D’Onofrio, avvenuto il 30 luglio 2017 nel quartiere Pastena a pochi passi dal chiosco di Viale Kennedy a Salerno all’esame delle indagini della squadra Mobile della Questura di Salerno.
E’ accaduto ieri sera intorno alle 21,30 nei pressi di un bar nella curva di Via Alfredo Capone, mentre Vincenzo Ventura, 20enne, nipote di Ciro d’Onofrio si intratteneva dinanzi alla caffetteria. 4 colpi di pistola sparati con precisione alle gambe. Immediato il trasferimento in ospedale al Ruggi dove il giovane è tutt’ora ricoverato ma non in pericolo di vita.
L’agguato di ieri sera sembrerebbe un ulteriore risposta ai fatti che si sono verificati nei giorni scorsi.
Vincenzo Ventura, insieme a Carmine, figlio del defunto Ciro D’Onofrio, proprio nei giorni scorsi erano stati fermati e poi rilasciati con l’accusa di aver sparato contro l’auto di Gaetano Siniscalchi, il padre di Eugenio e Gennaro accusati entrambi dell’omicidio di Ciro D’Onofrio.I due ragazzi dopo essere stati trasferiti presso la Casa Circondariale di Fuorni, erano stati rilasciati dal gip di Salerno Piero Indinnimeo per “assenza di gravi indizi di colpevolezza e di nessun riscontro oggettivo”.
Proprio alla vigilia del secondo anniversario dall’omicidio di D’Onofrio le indagini della Procura di Salerno avevano portato all’arresto di Eugenio Siniscalchi, 28enne, già in carcere per traffico di sostanze stupefacenti, raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare per omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione. L’uomo risponde in concorso con il fratello, minorenne all’epoca dei fatti e per i quale procederà l’autorità giudiziaria competente
Secondo la ricostruzione dei fatti, D’Onofrio, 36enne, quella sera del 30 luglio di due anni fa, aveva appuntamento in prossimità del chioschetto di Pastena di Viale Kennedy, con i killer. Una telefonata tre minuti prima dell’omicidio avrebbe confermato il coinvolgimento di Eugenio Siniscalchi ma anche, presumibilmente, del fratello minore. Tre colpi di pistola, al cuore ed al polmone che non hanno dato scampo a D’Onofrio.
Tra D’Onofrio e Siniscalchi, sempre secondo le indagini della polizia, vengono rilevati rapporti legati al mondo dello spaccio di sostanza stupefacenti ma anche dissapori e tensioni personali. Probabilmente al centro delle ultime discussioni un debito cospicuo di denaro che D’Onofrio avrebbe dovuto onorare a Siniscalchi. Pochi mesi prima dell’uccisione erano stati esplosi colpi di pistola verso l’abitazione di D’Onofrio.
Il giorno dopo l’arresto di Siniscalchi, lo scorso 30 luglio, si sarebbe registrata già una presunta vendetta contro la famiglia di Siniscalchi di San Mango Piemonte, con alcuni spari esplosi contro l’auto del padre di Eugenio Siniscalchi, Gaetano, la madre e la compagna del 28enne rinchiuso nel carcere di Fuorni mentre percorrevano la strada che da Matierno conduce a Fratte. Ieri sera un ulteriore tassello che porta gli inquirenti ad ipotizzare che l’omicidio D’Onofrio, seppur abbia portato in carcere i responsabili, non è ancora un fascicolo chiuso.