E’ stato un tuffo nel passato, ma anche una rincorsa verso il futuro. Tra tradizione e modernità, tra sacro e profano, la festività di San Matteo ha sancito la fine dell’estate ed annunciato l’arrivo dell’autunno. Ci ha pensato il vento, prima leggero ed anche piacevole nelle ore del Pontificale, poi sempre più consistente e freddo al momento dei fuochi d’artificio che hanno chiuso una giornata intensa. La gente è tornata a gremire la Cattedrale e poi si è riversata per le strade del centro cittadino per assistere alla processione che mancava da tre anni. La festa patronale ha ritrovato tutti i suoi riti, ma anche quegli appuntamenti di contorno che, però, servono a sottolineare l’importanza della ricorrenza. La gente è stata lieta di poter tornare a vivere e a respirare il clima della festa, di poter essere di nuovo a stretto contatto con il Santo Patrono, con l’Arcivescovo Monsignor Bellandi, per il quale ci sono state tante manifestazioni di stima ed affetto popolari, ma anche di potersi riappropriare delle strade, dei vicoli, delle piazze dove per anni San Matteo e gli altri Santi sono passati in processione, uscendo dal Duomo per volgere simbolicamente lo sguardo sulla città che negli anni è cambiata e continua a cambiare, nella sua fisionomia urbanistica più che nelle logiche e nelle dinamiche del potere. I rapporti tra l’amministrazione comunale e la Salernitana erano uno dei temi caldi della giornata di ieri e terranno banco anche nel prossimo futuro. Qualcuno si è affidato anche per questo al Santo Patrono e, di certo, gli ultimi sviluppi e la complessità delle questioni sul tavolo potrebbero dargli ragione. Le paranze dei portatori, il loro fervore, il loro sacrificio, quell’attaccamento ai Santi sono l’espressione plastica del sentimento che ogni salernitano nutre dentro di sé per il Patrono Matteo e per la propria città. Un attaccamento che si rinsalda e si rinnova anche attraverso le tradizioni religiose e non. Perché una festa patronale è sempre un incontro sovrannaturale tra sacro e profano. E, quando il vento ha preso a spirare un po’ più forte, portando in giro l’odore della milza ed il primo messaggio dell’autunno, ecco i fuochi a rischiarare il cielo di Salerno, una città che è ancora sospesa tra la voglia di sognare e la paura di crescere davvero. E che per questo ha bisogno ancora e sempre della protezione del suo Patrono, l’Evangelista Matteo, l’ex gabelliere che si mise al servizio della parola di Dio.
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