“Il calcio deve essere visto come un’azienda e non solo come uno sport, ed è un fenomeno economico, sociale e finanziario. Al lato sociale crediamo di adempiere, poi c’è il resto”. Ai microfoni di Sky Sport 24 il presidente di Benevento dominatore del campionato di B fino allo stop, Oreste Vigorito, parla della situazione attuale e sottolinea che “il calcio è sostenuto da presidenti che, specie in serie B, sono tutti imprenditori a livello nazionale o locale. Questa crisi toccherà anche le loro aziende, che mantengono il calcio”. “Non si capisce – continua Vigorito – come ci sia chi pensa di chiudere la saracinesca: così tanti ‘prodotti’ andranno in malora, e li butteremo tutti”. Una delle soluzioni, anche per il torneo cadetto, può essere il taglio degli stipendi? “Penso che non si possa decidere un taglio e poi applicarlo a tutti in ugual maniera .- risponde -, perché i rapporti sono fra ogni società e i suoi calciatori. In ogni club ci sono giocatori ad inizio carriera, quelli alla fine e quelli di mezzo che hanno un valore di mercato. Biosgna parlare con loro e con i procuratori”. “Il problema – sottolinea Vigorito – sono le aziende che sostengono il calcio, che avranno una ripresa lenta e dovranno fare i conti con la crisi. Dobbiamo tutti daere un contributo, ma dovrà essere come si fa con le tasse, quindi in modo progressivo: a uno che prende tremila euro al mese non si può togliere metà dello stipendio”. “Lunedì è in programma un’assemblea (in call conference n.d.r.) della nostra lega – conclude il presidente del Benevento -. Ne verrà fuori una direttiva generale, sarà una ‘legge quadro’ all’interno della quale ognuno farà il proprio lavoro. Spero che tutti i colleghi presidenti siano d’accordo”.
Una battuta su quanto fatto dal Benevento prima dello stop: “è stata una miscela, con la voglia del pubblico di tornare in A, quella di Inzaghi di vincere e quella della società di darsi una veste degna della serie B e della A. E’ un prodotto buono da bere per noi, e amaro per gli avversari”.