Il giorno del verdetto più atteso è ormai alle porte. Domani la Cassazione deciderà se la competenza sui ricorsi alla sospensione dalle cariche elettive spetta alla giustizia amministrativa, ai tar, o a quella civile. Attendono con trepidazione il verdetto il candidato governatore della Campania De Luca e del sindaco di Napoli de Magistris. Una decisione che potrebbe pesare in maniera rilevante sul voto in programma domenica e per una ragione molto semplice. Se la cassazione dovesse confermare l’orientamento generale e dunque stabilire la competenza del Tribunale amministrativo così come già successo, ad esempio, per De Magistris, il giudizio avrebbe tempi decisamente più celeri rispetto alla giustizia civile. Caso di scuola è anche quello che ha riguardato De Luca De Luca condannato per abuso d’ufficio quando faceva il sindaco di Salerno. All’epoca il prefetto di Salerno sospese De Luca per 18 mesi, ma il Tar della Campania concesse però la sospensiva della sospensione allo stesso De Luca che continuò a fare il sindaco. E’ ovvio che, senza entrare nel merito della questione, la battaglia è tutta sui tempi del giudizio. Lo Statuto della Regione, all’articolo 46, prevede che nella seduta di insediamento del Consiglio il presidente espone il suo programma di governo e prevede che solo «nei dieci giorni successivi» nomina la giunta, nel caso di De Luca, la cui eventuale proclamazione verrebbe subito stoppata dalla tagliola Severino, ci sarebbe il tempo per presentare ricorso al Tribunale Amministrativo ed ottenere, eventualmente, una sospensiva della sospensione. Il punto ovviamente oltre ad essere molto delicato è anche particolarmente discusso, cavallo di battaglia degli altri sfidanti che continuano a considerare De Luca ineleggibile proprio a causa della Severino. La sentenza della Cassazione, come detto prevista per domani, potrebbe nell’uno o nell’altro caso, infiammare ancor di più il dibattito nella settimana cruciale in vis del voto. Intanto, è atteso sempre per questa settimana, il completamento dei lavori della commissione antimafia istituita per controllare la presenza dei cosiddetti “impresentabili” nelle liste. Dalle prime indiscrezioni ce ne sarebbero quattro in Campania, sei in Puglia e tre in Liguria. L’elenco completo per il momento resta ancora secretato in attesa della riunione dei parlamentari, ma nel giro di poche ore si è scatenata una ridda di voci sui nomi anche sulla base delle indiscrezioni circolate nelle ultime settimane. Punto di riferimento il Codice di autoregolamentazione approvato all’unanimità da tutti i partiti che li impegnava a vigilare per escludere dalle liste non solo i condannati ma anche i rinviati a giudizio. Una vigilanza che non sarebbe stata circoscritta alle liste proprie, ma estesa anche alle liste collegate.
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