SGOZZA UN DETENUTO CON UNA LAMETTA, OMICIDIO NEL CARCERE DI SALERNO –

Un detenuto ha ucciso il compagno di cella nella Casa Circondariale  Antonio Caputo di  Salerno. Lo ha sgozzato con una lametta. Ad ucciderlo un detenuto  magrebino che armato di una lametta ha aggredito e sgozzato un connazionale. L’aggressore è stato bloccato dagli agenti della polizia penitenziaria.

“E’ da tempo che denunciamo lo stato di abbandono delle carceri campane; questo è un episodio gravissimo; non abbiamo più parole per definire la confusione gestionale da parte di chi governa le carceri in Campania”. Lo afferma il sindacato di polizia penitenziaria Uspp.

“In questo marasma generale – affermano i segretari Auricchio e Del Sorbo – a farne le spese sono i poliziotti penitenziari, lasciati soli, in un silenzio assordante, senza strumenti idonei. Come sindacato abbiamo più volte denunciato il sovraffollamento del carcere di Salerno che ha il tasso più elevato in regione oltre che una carenza di organico che si attesta sulle 70 unità di personale di polizia penitenziaria. Nonostante le gravi difficoltà il personale di Salerno con enormi sacrifici riesce comunque a garantire l’ordine e la sicurezza interna; tuttavia in queste condizioni estremamente precarie, di degrado, sovraffollamento e complessità dell’utenza, alcune tragedie non sono altro che cronaca di morti e gravi eventi critici più volte annunciati”.

“E’ l’ennesimo episodio gravissimo di violenza presso gli istituti campani”. Lo afferma il segretario regionale del Sappe Tiziana Guacci, secondo cui il sindacato “da tempo denuncia lo stato di abbandono delle carceri in Campania” dove “si continua ad assistere a continue aggressioni non solo al personale di polizia penitenziaria ma anche alla popolazione detenuta”. “Di fronte a tali denunce – continua la sindacalista – riscontriamo una inerzia del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria rispetto ad interventi concreti e risolutivi. Siamo molto preoccupati non solo per l’incolumità del personale di polizia penitenziaria ma della stessa utenza che vuole scontare la propria pena in maniera serena”.

Autore dell'articolo: Barbara Albero