Ci sono anche due salernitani, i fratelli Carmine e Pasquale Maisto tra le sei persone (di cui quattro baresi) arrestate dai Carabinieri del Comando Provinciale di Bari alle quali vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza, accusate a vario titolo dei delitti di “omicidio in concorso, detenzione e porto illegale di armi”, aggravati dalle modalità mafiose perché coinvolte nell’omicidio di Claudio Fiorentino.
Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), il primo pomeriggio del 3 giugno 2014, in Giovinazzo, Claudio Fiorentino, all’epoca trentatreenne, mentre percorreva con un calesse la complanare della SS 16, venne attinto da nove colpi di arma da fuoco esplosi con una pistola mitragliatrice Micro Uzi da un killer che viaggiava a bordo di una moto condotta da un complice.
Le indagini, coordinate dalla DDA di Bari e sviluppate in più fasi dal Reparto Operativo – Nucleo Investigativo per mezzo di servizi di osservazione, pedinamenti e attività tecniche, nonché supportate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli odierni arrestati – tutti appartenenti al clan Di Cosola, attivo sul territorio di Bari e provincia – e di individuare il movente del grave fatto delittuoso, riconducibile ad un contrasto finalizzato al controllo del territorio. In particolare, i due mandanti dell’omicidio, oggi di quarantuno e quarantanove anni – il primo dei quali ritenuto l’attuale reggente del clan Di Cosola – avrebbero organizzato e ordinato l’omicidio ai quattro esecutori materiali (due quarantaquattrenni, un quarantaduenne ed un trentacinquenne) per agevolare l’attività criminale del sodalizio sul territorio di Giovinazzo.
La misura cautelare è stata notificata in carcere a tre indagati, detenuti per altra causa, mentre degli altri tre, due sono stati associati in carcere ed uno è stato sottoposto agli arresti domiciliari.
È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa dell’indagato, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.
Carmine e Pasquale, rispettivamente di 49 e 44 anni sono i figli di Luigi Maisto, punto di riferimento della Nuova Camorra Organizzata a Salerno che dopo una condanna definitiva per associazione a delinquere di stampo camorristico, ha ottenuto il soggiorno obbligato a Giovinazzo, in provincia di Bari, dove sono cresciuti Carmine e Pasquale, continuando comunque ad intrecciare rapporti con la malavita organizzata. Tanto da diventare il capo del clan barese affiliato alla Sacra Corona Unita e senza mai perdere i contatti con la città di Salerno con i clan del territorio.