Chissà cosa avrà pensato il vescovo di Salerno Monsignor Luigi Moretti quando affacciandosi dalla scala che accompagna l’uscita e l’entrata dei fedeli nel Duomo di salerno ha visto lo striscione con il quale si invoca di liberare san Matteo, affisso sulla ringhiera proprio di fronte alla Cattedrale, tempio delle celebrazioni per il santo patrono della città di Salerno. San Matteo Libero invoca il lenzuolo , libero dalle polemiche che continuano a circondare quella che era la festa più cara ai salernitani, la processione che anche i non fedeli sentivano di dover fare perché uniti al senso di appartenenza civica più che alla coscienza cattolica. Conoscendo il suo modo di fare Moretti non risparmierà un passaggio neanche sullo striscione da stadio , lui che dal primo momento ha tentato di riportare la festa in un rito da chiesa più che da ultras, finendo per scatenare il tifo da derby. Chiesa e comune l’un contro l’altro. E’ presto per dire come andrà a finire. C’è attesa, intanto, per la conferenza indetta martedì per illustrare il programma religioso: Luigi Moretti presenterà il programma delle celebrazioni e della processione in onore del Santo Patrono Matteo Apostolo. Moretti, nella nota che annuncia la presentazione, cita il messaggio di Paolo VI: “La pietà popolare manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono riconoscere; rende capaci di generosità e di sacrifici fino all’eroismo, quando si tratta di manifestare la fede; comporta un senso acuto degli attributi profondi di Dio: la paternità, la provvidenza, la presenza amorosa e costante; genera atteggiamenti interiori raramente osservati altrove al medesimo grado: pazienza, senso della croce nella vita quotidiana, distacco, apertura agli altri, devozione. A motivo di questi aspetti, noi la chiamiamo volentieri pietà popolare, religione del popolo, piuttosto che religiosità”.
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