È stata la denuncia di un sergente dell’esercito, che lavorava al Reggimento Guide di Salerno a far scattare l’inchiesta che oggi ha portato la Direzione investigativa Antimafia Di Salerno, diretta da Vincenzo Ferrara, ad eseguire, a Salerno, cinque ordinanze di custodia cautelare, tre in carcere e due ai domiciliari nei confronti di esponenti dei clan D’Agostino e Viviani, operanti nel territorio del comune capoluogo ed in particolare nella frazione di Ogliara e nei confronti di un avvocato del foro di Salerno, F.C, 48 anni, ristretto ai domiciliari. La denuncia del sottoufficiale è del 2018: gli strozzini minacciavano sia lui che i suoi familiari ed hanno costretto l’uomo a lasciare Salerno.
I destinatari della misura cautelare personale, sono ritenuti, a diverso titolo, responsabili dei reati di concorso in violenza privata, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, in alcuni casi aggravati dal metodo mafioso (ex art. 416 bis). in pratica, concedevano prestiti di denaro mediante l’applicazione di tassi di interessi di natura “usuraia”, nei confronti di persone in stato di bisogno. L’indagine ha messo in evidenza una variegata categoria di gente che si rivolgeva ai clan per avere soldi. Piccoli imprenditori, commercianti, professionisti e lo stesso sottufficiale dal quale poi è partita la denuncia. All’avvocato coinvolto nell’inchiesta è riconosciuto un contributo di intermediazione negli affari di un noto pregiudicato coinvolto ed arrestato oggi. L’accusa nei confronti della toga è minaccia aggravata dal metodo mafioso: l’avvocato partecipa al tentativo dell’usuraio di ottenere da un parente della vittima quanto preteso dopo il prestito. In un altro episodio lo stesso avvocato vende l’auto che una delle vittime è costretta a vedere agli strozzini non riuscendo ad onorare il debito.
Il gruppo applicava tassi in alcuni casi oscillanti tra il 300 ed il 514% annuo.