Giovanni Marandino, 84 enne, ritenuto figura di spicco della criminalità cilentana, arrestato ieri mattina dalla Guardia di finanza insieme al figlio per i reati di usura e di esercizio abusivo di attività finanziaria, è stato ricoverato in ospedale. Si è reso
necessario il suo trasferimento a Poggiorela, per le sue gravi condizioni di salute dovute a demenza senile avanzata.
Nonostante i suoi 84 anni, il gip Scermino, per Ninuccio, ex boss della Nco, ne aveva disposto la custodia cautelare in carcere, presentata dal pm Francesca Fittipaldi della Procura di Salerno, per il serio pericolo di reiterazione del reato.
Anche i finanzieri del Gico, ne avevano avuto contezza nel corso delle indagini, tant’è che nell’illecita attività di usura e nelle riscossioni di assegni e interessi, viene accertato il ruolo del figlio Emanuell Marandino, 39 anni, ristretto ai domiciliari.
In tutto sei, invece, gli indagati a piede libero: oltre ai Marandino, coinvolti seppur in maniera più defilata anche la moglie e madre Ada Di Agostino, Paolo Aprano, Ciro Acciaio, Giovanni Scorziello, Nicola e Marianna Polito. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbero avuto, a vario titolo, ruoli di finanziatori, intermediari con i clienti o di riciclaggio dei proventi dell’usura. Sei, nello specifico, gli episodi contestati, negli anni 2016, 2017 e 2019.
Ad incastrare i Marandino anche un video, girato con il cellulare da uno degli imprenditori vessati mentre, impaurito, si recava presso l’abitazione dove l’ex cassiere di Raffaele Cutolo, pluripregiudicato, era tra l’altro sottoposto ad obbligo di dimora per precedenti indagini: si tratta dalla sua dimora a Ponte Barizzo, divenuta, per gli inquirenti, un vero e proprio ‘centro finanziario illegale’ dove si prestavano illecitamente soldi al tasso d’interesse del 20% al mese, ovvero 200 euro per ogni mille. In un solo anno, le fiamme gialle hanno riscostruito un giro di circa 100mila euro, per complessivi 90mila incassati a titolo d’interessi maturati.
Tra le vittime numerosi commercianti e piccoli imprenditori locali, alle prese con problemi economici anche a fronte delle conseguenze della pandemia da Covid-19, molti dei quali, intimoriti dalla fama criminale di Giovanni Marandino, si sono mostrati restii a svelare la natura dei prestiti ricevuti, negando di subire tassi d’interesse fuorilegge. Emblematico il caso di un imprenditore, il quale, incapace di ripagare il debito alla scadenza, finse di scomparire con tanto di denuncia dei familiari ai carabinieri, fuggendo ad Imola dove poi affermò di essersi recato per motivi di lavoro. Tutti gli indagati avranno ora 20 giorni di tempo per presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati dal pm, il quale deciderà poi se chiedere al gip, per ciascuno, il rinvio a giudizio o l’archiviazione.