Stamane, la Sezione Operativa D.I.A. di Salerno, in esecuzione di decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Nocera Inferiore, ha sottoposto a sequestro beni immobili intestati ad un professionista di Cava de’ Tirreni e alla consorte, entrambi coinvolti in un’attività usuraria.
Le indagini – avviate in seguito alle propalazioni di un collaboratore di Giustizia rese nell’ambito di parallelo procedimento trattato dalla D.D.A. di Salerno – sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore e condotte dalla Direzione Investigativa Antimafia.
In particolare, le attività investigative svolte dalla D.I.A. su delega del Sostituto Procuratore Dott.Angelo Rubano – in coordinamento investigativo con il Dott. Vincenzo Senatore della D.D.A. – hanno consentito di accertare che i due indagati, a fronte di un prestito complessivo di 160.000 Euro, si facevano trasferire da un imprenditore edile immobili siti in Cava de’ Tirreni del valore di 333.000 Euro, con una transazione economica sproporzionata in relazione alle concrete modalità del fatto e con un acclarato tasso d’interesse usurario.
In particolare, la parte offesa, imprenditore edile, su commissione di una persona del luogo, ristrutturava un complesso immobiliare sito in Cava de’ Tirreni con plurime unità immobiliari di proprietà di quest’ultimo, pattuendo quale corrispettivo in natura dei lavori effettuati il trasferimento di n. 2 unità immobiliari ristrutturate, il cui controvalore è stato ritrasferito ai soggetti attinti dal sequestro.
Dalle risultanze delle intercettazioni ambientali, dalle audizioni di soggetti a conoscenza della vicenda e dai riscontri documentali-patrimoniali, emergeva la conferma del fatto che il ricavato della vendita degli immobili (spettanti alla parte offesa, a titolo di corrispettivo per i lavori di ristrutturazione eseguiti sulla proprietà del committente dei lavori) fu corrisposto agli indagati tramite un’operazione negoziale collegata.
Le investigazioni hanno, peraltro, acclarato come gli autori dell’attività usuraria svolta fossero legati da rapporti con pregiudicati anche appartenenti al Clan Zullo, operante a Cava de’ Tirreni.