Un “martello” per la P2P GIVOVA Volley. Alla corte di coach Ivan Castillo arriva la schiacciatrice lombarda Serena Moneta, 178 centimetri, classe 1990. Atleta molto tecnica in attacco e solida in seconda linea. Moneta è nata a Tradate, in provincia di Varese, a due passi dal Pala Yamamay dove l’anno scorso ha realizzato il sogno di ritornare da protagonista, da atleta, dopo averlo frequentato da giovane tifosa. Da cinque stagioni (la sesta con la Due Principati) la carriera di Moneta si è sviluppata esclusivamente sui campi di serie A. Busto Arsizio, in serie A1, la sua ultima tappa. In precedenza, aveva giocato con il Filottrano (275 punti messi a segno), poi a ritroso a Monza, nel 2014 una breve parentesi anche a Scandicci, Ornavasso in serie A1 nel 2011, dopo l’A2 nella stagione precedente. Cresciuta nella palestra, fucina e scuola pallavolistica dell’Amatori Atletica Orago con la quale ha conquistato B2 e B1, Moneta ha poi giocato a Carnago e Casalmaggiore, dove si è messa in evidenza nell’anno del passaggio in A2.
Quali sono le insidie della prossima stagione? “Ogni categoria ha le sue difficoltà ma basta lavorare sodo e poi le cose vengono da sole, con naturalezza – dice Serena Moneta -. La nostra dimensione deve essere di crescita costante, senza lasciarci abbattere dalle difficoltà che subentreranno nelle prime settimane di rodaggio e affiatamento. Occorre tanto equilibrio: tutti entusiasti per la serie A ma bisogna tenere i piedi ben saldi a terra. Sarà compito delle esperte della squadra frenare gli eccessi di zelo. Dobbiamo essere una squadra votata alla pallavolo, a cominciare dagli allenamenti, dalla gestione del riposo, per finire all’alimentazione. Testa solo al campo: senza pause, famiglia fuori e dentro il rettangolo di gioco. A Baronissi ritrovo una vecchia conoscenza: c’è Marilyn Strobbe, mia compagna di squadra a Scandicci”.
Ecco il suo identikit pallavolistico: “La mia caratteristica principale è la gestione della seconda linea: il bagher è la mia passione. Davanti, sotto rete, ho una buona mano. Sono una persona molto solare, Serena di nome e di fatto. In palestra sono meticolosa: esigo la perfezione per me, o quasi. Voglio sempre dare il massimo tutti i giorni, ogni singolo allenamento, e sto bene in un gruppo che fa altrettanto”.
Le hanno già detto.. benvenuta al Sud. “Mi prendono tutti un po’ in giro perché sono un po’ definita la polentona che arriva nel Mezzogiorno d’Italia, terra di grande storia, tradizione, cultura. Sono molto incuriosita, pronta a vivere il calore del Sud. Ho sempre giocato in squadre con il fattore campo decisivo: palestre come catini ribollenti di tifo e passione, con tutta la comunità coinvolta. L’auspicio è che accada pure quest’anno. Abbiamo bisogno del tutto esaurito per non esaurire mai noi – sul campo – le energie fisiche e nervose”.
Sulle spalle ha spesso adagiato la maglia numero 14. Ecco perché: “Il numero simboleggia la tradizione familiare. Mio padre mi ha sempre detto di prendere il numero 7 o il 14 che è un multiplo e porta bene. E’ anche il numero di una delle mie preferite Leo Lo Bianco. Non giochiamo nello stesso ruolo, ma è una specie di totem per me, una grande amica”.